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Beverly Hills Cop

Regia di Martin Brest vedi scheda film

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La recensione su Beverly Hills Cop

di giurista81
8 stelle

 

Mitico action movie poliziesco degli anni ottanta che si fa forza della presenza dirompente di Eddie Murphy (giovanissimo, appena 23 anni, ma già talentuoso) dai modi genio e sregolatezza. Brest, il nome del regista che poi otterrà la candidatura all'oscar con Profumo di Donna (remake del celebre film italiano di Dino Risi), dirige una storia (scritta dal debuttante Daniel Petrie Jr, attualmente sempre in auge a Hollywood nel ruolo di produttore) che prende lo stereotipo tipico del poliziotto combina guai e fuori procedura (penso a Callaghan) evolvendolo in una caratterizzazione comica senza scadere nella parodia o nella farsa. Murphy è la perfetta sintesi (di kantiana memoria) tra l'attore di presenza scenica per le sequenze d'azione e l'attore da momenti comici con atteggiamenti da simpatica canaglia di bambinesca memoria. Una figura questa che sarà mutuata anche da James Belushi in Danko (1988) e Poliziotto a 4 Zampe (1989). Il risultato finale è eccellente e trasforma un soggetto ordinario (la ricerca degli assassini dell'amico delinquente ucciso, cosa che mi fa venire subito in mente anche il nostro Piedipiatti dei fratelli Vanzina con Montesano che insegue gli assassini di Victor Cavallo) in un qualcosa di apparentemente nuovo. Nell'avventura Murphy viene supportato da due poliziotti che fanno, costantemente, la figura degli scemi, ma alla fine saranno decisivi nella soluzione del caso con un'indagine e un'irruzione ai danni del solito insospettabile che traffica droga usando da paravento il rilevante ruolo ricoperto nella società di Beverly Hills (gestisce una galleria artistica e frequenta altolocati circoli come l'Harrow: "Singor Foley, perché non si iscrive anche lei?"). Una caratterizzazione quest'ultima cui da corpo il caratterista Steven Berkoff (un ruolo su tutti, tanto per inquadralo nei ricordi degli spettatori, quello del Colonnello russo Podovsky in Rambo 2), che sarà ricalcata nel 1991 dai Vanzina per il commendator Rotelli (si veda come è strutturata la villa del magnate con tutte le telecamere e i tirapiedi a protezione, nonché l'atteggiamento della polizia che diffida i suoi uomini a indagare contro di lui e invita il poliziotto in vacanza a ritornare nella città di origine con il suo superiore incacchiato, è il caso di dire, nero, perché ha contravvenuto al suo ordine di non occuparsi del caso).

Abbiamo detto delle due spalle di Murphy che sono costituite dall'irresistibile “giudice” Judge Reinhold, poliziotto fanciullo (mi vien il caso di dire), fantasmagorico quando nella sparatoria finale, mentre i banditi sparano col mitra, si alza da dietro di una balaustra e, armato di piccolo revolver, mostra il tesserino della polizia e dice: “Fermi, Polizia!” (altra battuta rubata dai Vanzina, si veda la scena fuori dall'ippodromo di San Siro con Pozzetto che fa altrettanto), con gli altri che gli scaricano contro raffiche di mitra. Momento citazionista poi quando, sempre nel finale, mentre se ne sta al riparo insieme al più anziano collega Taggart, uno che non riesce mai a mentire al suo capo (“voi siete proprio masochisti, vi piace farvi punire” dice loro Axel Foley, il personaggio di Murphy, nel vedere come non sia per niente vispi), ricaricando la pistola e divertito dalla situazione tutt'altro che divertente dice: “Ehi, Sergente... Sembra di essere in Butch Cassidy” (riferimento allo splendido finale di G.R. Hill, scritto da Goldman). E il collega, che se la fa sotto e maledice chi glielo abbia fatto fare a inseguire due pazzi come Foley e il collega, che gli risponde: “Già, ma noi non siamo né Redford né Newman” (e per sua fortuna mi viene da aggiungere, dato che nel film si assisterà a una sorta di Butch Cassidy, però rovesciato). È il quarantenne John Ashton (pure lui simpatico, anche se con atteggiamento da impacciato, divertentissimo quando cade dal muretto che sta cercando di saltare) a dar corpo a questo terzo poliziotto, attore proveniente dal serial tv Dallas, conosciuto soprattutto nel circuito televisivo.

Completa il cast, per una volta nei panni del buono, Ronny Cox che qualche anno dopo avrebbe ricoperto il ruolo dell'antagonista del recentemente scomparso Miguel Ferrer in Robocop (1987), facendo creare il robottone mosso in stop motion dagli addetti agli effetti speciali da Verhoeven.

Questo il cast principale, per un film che intrattiene e diverte. Bellissimo l'omaggio a Michael Jackson, con Brest che sottolinea l'omaggio con tre passaggi che lo rendono palese a tutti tranne ai ciechi (mi verrebbe da dire). Mostra prima Axel Foley in uno dei suoi ordinari numeri manipolatori, quando alla reception di un noto albergo a cinque stelle si spaccia di esser un giornalista di una rivista di settore giunto a Beverly Hills per fare un servizio su Jackson e minaccia di fare cattiva pubblicità se non gli verrà riservata una camera che dice di aver prenotato (e che ovviamente non risulta). Poi lo vediamo, nella sequenza successiva, passeggiare per strada e incontrare due tipi, che procedono nel suo senso opposto di marcia, vestiti con i giubbini utilizzati da Michael Jackson nel video di Thriller (girato l'anno prima rispetto all'uscita del film da Brian De Palma). Murphy abbozza subito una risata squillante, classica del suo personaggio quindi, una volta superati, per evidenziare ancora di più la cosa a qualche spettatore disattento, si volta a guardarli. Momento citazionista che funge da gradito quid.

Il film, costato 18 milioni di dollari, ebbe buon riscontro sia al botteghino sia nei giudizi della critica. Ha incassato, solo in America, circa 234 milioni di dollari (circa 80 ulteriori all'estero) e ha avuto due seguiti piuttosto divertenti diretti da maestri come Tony Scott (il fratello di Ridley Scott) e John Landis. Penso che lo abbian visto tutti, se qualcuno ancora manca all'appello ci si chiede cosa aspetti a recuperarlo. Indimenticabile colonna sonora del tedesco Harold Faltermeyer, precedente collaboratore dell'italiano Giorgio Moroder, che ancora capita di sentire nelle suonerie di qualche cellulare e che gli valse la vittoria del Grammy Awards quale migliore colonna sonora dell'anno. A tal proposito, data la presenza di un locale che si chiama Harrow e dell'omaggio offerto a Michael Jackson, mi salta in mente Den Harrow, italianissimo cantante di disco music anni '80, che riuscì nell'impresa di strappare un Grammy proprio al celebre artista americano (nessuno sa ancora come riuscì in un'impresa del genere... infatti poi risulterà una bufala che tuttora continua a girare).

Risultati eccellenti anche sul versante della critica di settore. La sceneggiatura di Petrie ottenne una clamorosa candidatura al Premio Oscar, Eddie Murphy strappò la candidatura ai Golden Globe come migliore attore protagonista, mentre Faltermeyer oltre a vincere il Grammy fu nominato ai BAFTA Awards.

Forse non tutti sanno che sulla sceneggiatura di questo film lavorò anche Sylvester Stallone che inizialmente accettò il ruolo poi offerto a Foley e che, inizialmente, si doveva chiamare Cobretti (cosa vi ricorda? Esatto...), le proposte di Sly però non piacquero molto alla produzione (Jerry Bruckheimer, reduce da successi come American Gigolo e Flashdance e successivamente impegnato in Top Gun, Black Hawk Down, Pirati dei Caraibi etc) che lo tagliò, affidando il progetto al debuttante Petrie Jr. Curiosamente, comparirà nella trilogia anche la donna con cui Stallone si legherà sentimentalmente e che conoscerà sul set proprio del film nato dalla costola di questo Beverly Hills Cop, sviluppato poi con altro regista... sto parlando di Brigitte Nielsen, antagonista nel secondo capitolo.

 

(Bada che razza di casino...) - sottinteso - “Foley... dovevo immaginarlo che c'eri di mezzo tu...!”

 

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