Regia di Nicolas Roeg vedi scheda film
Una moglie bella e fedifraga si accinge a rivelare al marito medico che lo sta tradendo con un suo collega.Ma il consorte muore prima che ella riesca a svelargli tutto. Poi però risuscita e la donna, sconvolta, comincia a sognare una rupe sul mare e una forza che la spinge verso quel posto magico. Thriller assurdo e scult, forte di un certo pathos.
Nicolas Roeg è un regista notevole e a volte i suoi film sono stati o diventati dei cult. Ma talvolta anche degli scult. E qualche anno dopo il controverso, a tratti affascinante, ma strambo e pasticciato Eureka, ecco che con Oscuri presagi filma un altro lambiccatissimo e sfasato thriller, orientandosi stavolta verso l'erotismo di un rapporto a tre, condito, per non lasciarsi mancare nulla, ma proprio nulla, da atmosfere esoterico-mistiche che fanno deragliare definitivamente la storia verso un burrone più profondo della rupe al centro della quale si innesta parte del (confuso) epilogo "miracoloso".
Una bellissima donna (Theresa Russel, elemento fondamentale, e prezioso aggiugerei, di molto cinema più recente del regista) sposata con un affascinante medico (Mark Harmon) , trascina tuttavia stancamente la sua relazione matrimoniale, occupando parte del suo tempo libero cercando soddisfazioni tramite una relazione con un altro medico (James Russo), a sua volta sposato. I due amanti sono sul punto di rivelare ai corrispettivi consorti la loro storia per poi lasciarli, ma quanto la protagonista si accinge a spiegare al marito la situazione, mentre sono in barca durante una vacanza ad Acapulco, l'uomo rimane ferito gravemente dopo essere stato accidentalmente investito da un'altra imbarcazione, e addirittura muore poco dopo in ospedale a causa delle gravi ferite riportate.
La donna è sconvolta, ma lo sarà ancor di più quando le verrà comunicato che il corpo del marito è clamorosamente scomparso, per non parlare del momento in cui la stessa si troverà di fronte, nella propria camera d'albergo, il marito redivivo (un "revenant" antesignano), pallido e dolorante, ma vegeto...o almeno quasi.
Al cinema, lo sappiamo, si può raccontare di tutto, anche storie assurde e incredibili, infischiandosene della plausibilita'. Bisogna tuttavia saper impostare uno stile di racconto che sappia far fronte alla situazione: ma qui Roeg è insaziabile, incontrollabile, incontenibile, ed aggiunge, oltre il tempo plausibile, elementi mistici e miracolosi attraverso i sogni della donna, che corrispondono a quelli di una suora di un convento poco distante (Talia Shire): tutto questo non riuscirà a fornirci nessuna spiegazione utile e concreta che aiuti o giovi alla storia, che si risolve con un banalissimo lieto fine senza un vero plausibile costrutto.
Ed il thriller, brutto ma anche un po' attraente, come spesso capita agli scult, si lascia vedere perché insinua nello spettatore la smania di venir fuori da una matassa tanto intricata quanto indissolubile, entro i cui imbrogli rimane imprigionato lo stesso regista, costretto a restare sul vago e a rappresentare gli assurdi ed evanescenti influssi miracolosi di un evento realmente campato per aria, per arrivare al termine di una storia davvero assurda. E piazzando verso la fine anche la figura di un giovane prete paziente e volenteroso (Will Patton), che pure lui non trova il tempo né tantomeno il modo di ritagliarsi una posizione coerente in mezzo al pastrocchio.
Un disastro? Certo, ma nonostante ciò non ci riesce davvero (almeno io non ci riesco) a voler male o a detestare questo thrilleraccio inconcludente.
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