Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Un affresco epocale sconvolgente e che genera rimpianto.Rimpianto per un cinema di respiro e di statura internazionale,finanziato da capitali americani,un cinema da esportazione grazie anche a un cast internazionale di grido.Praticamente fantascienza per il nostro triste cinema odierno,ridotto praticamente a dimensioni condominiali tranne che in qualche raro caso.Bertolucci è ideologicamente schierato senza ambiguità,si confronta con le proprie memorie sulle rive del Po, ma riesce a orchestrare un racconto polifonico di grande bellezza e capace di regalare emozioni in grande quantità.L'incipit è al cardiopalma:la resa dei conti,il parallelismo tra dittatori che furono e uomini assetati di giustizia che la cercano magari anche nel modo sbagliato diventando simili a quelli che li hanno repressi per tanti anni.Nel 1900 nascono i due protagonisti Olmo e Alfredo,amici d'infanzia e di giovinezza ma allo stesso tempo ben consapevoli che la diversa estrazione sociale li dividerà comunque.L'Italia cambia,le lotte sociali dividono i due nonostante le promesse d'amicizie fino ad arrivare all'avvento del fascismo.E per uno simpatizzante le idee socialiste l'aria non è così respirabile.La Storia che fungeva da sfondo diventa protagonista a condizionare le scelte di Olmo e Alfredo,divisi dalla stessa barriera che esiste tra padrone e operaio.Il fattore Attila abbraccia la causa fascista rendendosi colpevole di atti criminali irripetibili.Nel primo capitolo(ma ricordiamo che Novecento è un film da concepire come un unica entità di più di 5 ore di durata) lo slancio politico ideologico è frenato dalla limpidezza dello sguardo di Bertolucci prezioso cesellatore di sequenze,probabilmente in questa prima parte sono da rintracciare alcune tra le pagine più belle(se è possibile usare questa ellisse) dell'intera opera dell'autore italiano.I due personaggi ,quello di Alfredo e quello di Olmo sono mirabilmente descritti e analizzandoli si vede che la figura che dovrebbe essere la più stereotipata,cioè quella del padrone è in realtà quella tratteggiata in modo più sottile e sfuggente.Alfredo è un padrone che rifugge dalle ideologie ma spesso vi si deve adeguare mentre Olmo è più radicale nelle sue posizioni e nelle sue scelte.Merito va anche alla recitazione sfumata di De Niro che è un perfetto contrappunto a quella più sanguigna e vigorosa di Depardieu.Onore anche ai grandi vecchi Lancaster ed Hayden che contribuiscono dall'alto della loro esperienza a rendere ancora più intenso ed emozionante questo film.....
il suo progetto più complesso e titanico tra elegia e ideologia
vibrante ma forse un po'troppo agitato
personaggio sottile e recitazione da par suo
ottima prova
anche lui eccelle
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