Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Volendo essere ipercritici si potrebbe dire dei difetti dell'opera, come per esempio la semplificazione dei passaggi storico-politici o di un pre-finale quasi da propaganda sovietica o cinese. Ma in fondo chi se ne frega di fronte a 5 ore di cinema-cinema dove Visconti incontra Marx. La pianura padana diventa un set a cielo aperto, dove il melodramma stilisticamente perfetto del regista italiano si scontra con la lotta di classe. Bertolucci opera sul tema dei contrasti tra padroni e contadini, che non possono andare d'accordo, che riconoscono nell'altro il proprio nemico naturale prima che politico e sociale. Olmo e Alfredo nati lo stesso giorno nello stesso borgo non possono infatti diventare amici veramente, perchè troppo diversi uno servo l'altro padrone, uno comunista l'altro incapace di opporsi veramente al fascismo, uno che le guerre le ha combattute da soldato o da resistente, l'altro che la prima l'ha evitata e durante la seconda è rimasto a fare il padrone. I drammi privati e familiari vissuti da entrambi non riescono ad avvicinarli, così come il disprezzo di entrambi per le camicie nere alla fine li dividera ancora. Il personaggio di Attila rappresenta bene la violenza del fascismo ed il consenso fattuale della borghesia italiana accordato alla violenza squadrista in funzione anti- comunista e che gli assicurava la legge e l'ordine. In definitiva un capolavoro che rappresenta un tentativo estremo e forse irripetibile di tenere insieme cose inconciliabili,
Hollywood intesa come presenza attoriale da una parte e gli attori del teatro italiano dall'altra, il melodramma e l'opera d'avanguardia, i drammi intimi e le aspirazioni politiche, la lentezza del film e il gruppo di attori più importante di tutto il cinema italiano, il cinema come tecnica e opera d'arte.
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