Regia di Jean Vigo vedi scheda film
Nizza: gli stabilimenti balneari, gli alberghi di lusso, i casinò. Poi le presenze umane, ironicamente anticipate da due pupazzetti: i villeggianti percorrono il lungomare come se sfilassero in parata. Gli sport: tennis, bocce, vela, automobilismo. Una donna seduta al tavolino viene mostrata più volte nella stessa posa, con abiti sempre diversi e infine nuda. Intanto abbiamo già intravisto la povera gente: gli inservienti dei bar, i netturbini, una mendicante. Ci addentriamo così nei quartieri popolari: il gioco della morra, il mercato, i gatti randagi. Le sfilate di carnevale con i mascheroni di cartapesta. Alcune ragazze ballano: una vecchia le guarda e sorride. Un funerale. Alla fine il fuoco di una ciminiera sembra divorare tutto. Squarci di vita quotidiana ripresi da una macchina da presa irrequieta, turbinosa, che alterna inquadrature dall’alto e dal basso e le accosta in un montaggio sincopato, memore della lezione di Vertov ma anche del Clair di Entr’acte. L’esatto opposto di un documentario oggettivo: una visione estremamente personale di una città che Vigo non amava, ma dove era venuto con il miraggio di recuperare la salute. Un film dall’apparenza vivacissima, ma gravido di morte.
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