Regia di Jean Vigo vedi scheda film
Quattro ragazzini si ribellano alle rigide regole di un collegio, con la sorniona complicità di un sorvegliante che sembra essere l’unico adulto ad aver conservato l’innocenza e lo stupore dell’infanzia. Il film ha alcune trovate geniali: 1) incarnare l’autorità in un grottesco direttore nano dalla barba enorme; 2) immaginare un grandioso finale aperto, con i quattro che si allontanano sui tetti per andare chissà dove; 3) non escludere dalla rivolta il personaggio di Tabard, che in teoria dovrebbe essere un privilegiato (buona famiglia, madre iperprotettiva, pettinatura leziosa al punto che inizialmente gli altri lo chiamano “femminuccia”) ma che non accetta questo ruolo e quindi finisce per risultare il più simpatico di tutti. Però è narrativamente slabbrato, procede in modo confuso, affastella episodi senza legami apparenti tra loro: per i miei gusti, non meriterebbe 4 stelle. Ma a questo punto non sarebbe neanche giusto ignorare i condizionamenti subiti da Vigo, che non ha avuto mano libera nella realizzazione ed è stato costretto a tagliare quasi metà del girato (es. la scena in cui i bambini spargono colla sui ripiani presuppone logicamente quella in cui il ladruncolo verrà preso con le mani nel sacco, scena che però non esiste). Diciamo che va apprezzato per il suo spirito gioiosamente anarchico, sia pure espresso in forma embrionale, come del resto è l’intera opera di un autore morto a meno di 30 anni. L’ho appena rivisto in una versione doppiata (malissimo), con una sonorità completamente innaturale, che fa rimpiangere quella originale (non ricordo se con sottotitoli o didascalie).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta