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Piccolo Buddha

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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La recensione su Piccolo Buddha

di scandoniano
3 stelle

La storia della reincarnazione di Siddharta nell’era moderna. Un film che rasenta la macchietta di se stesso.

“Piccolo Buddha” è una pellicola furbetta che commistiona storie e piani narrativi per ricavare spettacolarità e modernità dalla storia millenaria (ed efficace) di Siddharta. Un’operazione trasversale, che accarezza i palati dei cinefili di tutte le latitudini: piace allo Yankee perché mitizza gli Stati Uniti (i tibetani si muovono nientemeno che fino a Seattle per cercare la reincarnazione del Buddha), accontenta gli amanti dei kolossal (le location in giro per il mondo e l’utilizzo di un soggetto mitologico), stuzzica il palato dei sognatori. La certosina operazione di casting (tra gli attori protagonisti ci sono Bridget Fonda, Jo Champa, Keanu Reeves ed altri interpreti di ampio respiro), ne fanno un film oltretutto internazionale.

Bernardo Bertolucci, non solo regista del film ma vero deus ex machina dell’operazione, interpreta con il suo solito stile freddo e sincopato le vicende, mantenendo bene l’equilibrio tra modernità e tradizione, tra piani narrativi differenti, tra il misticismo della storia di Siddharta e le vicende intrise di secolarità della famiglia Konrad e dell’evento che ne sconvolge le esistenze (e le coscienze). Bertolucci è da sempre regista di concetto, abituato a manipolare la materia filmica ruotando attorno alla semantica delle essenze, rifuggendo gli artifici e mirando alla concretezza narrativa di eventi, personaggi, situazioni. Proprio le ampie pretese della produzione, unitamente alla vicenda di grande impatto emotivo e mitologico che accompagna la storia del giovane Siddharta, lo portano leggermente fuori al suo campo di competenza, con un raggio d’azione sghembo che alla fine paga dazio.

Il film è lento, in alcuni tratti persino stucchevole, in alcuni frangenti addirittura manieristico, specie nella sezione dedicata alla ricerca della reincarnazione del Buddha, troppo algida (anche per via di una fotografia opaca, quasi stanca) e mai del tutto coinvolgente. Nemmeno la colonna sonora sembra all’altezza.

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