Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Se voleva essere una summa sulla spiritualità, allora possiamo tranquillamente dire che questo film di Bertolucci non sia proprio riuscitissimo, ma nonostante ciò, rimane in ogni caso un prodotto molto ben confezionato che si muove inevitabilmente tra alti e bassi, ma che possiede comunque una sua forza e delle qualità non discutibili.
Infatti riesce ad essere propositivo e relativamente incalzante per un risultato ondivago.
Due monaci buddisti arrivano a Seattle convinti che un ragazzino sia la reincarnazione del Dalai Lama.
Passato lo scetticismo iniziale il padre accompagna il pargolo in Nepal, dove troverà altri due candidati per la consacrazione.
La narrazione si alterna con la leggenda di Siddharta.
Bertolucci ritorna dopo “L’ultimo imperatore” in oriente, ma questa volta il punto di vista che ci offre è completamente diverso e quello che propone odora spesso di fiaba.
La forma è più leggera, anche un po’ semplicistica a tratti, purtroppo, il mondo che il film racconta si presta a riflessioni estremamente profonde, ma non sempre si affonda con la dovuta decisioni nelle viscere dell’argomento.
Insomma vi è una patina complessiva che non sa tanto di indecisione autoriale, ma più di presa di coscienza di obiettivi da conseguire più commercializzabili.
Detto questo, il lavoro di Bertolucci non è affatto fa buttare, anzi, ha comunque il pregio di affrontare una materia interessante e gli spunti che offre non mancano di risultare interessanti (il mondo tibetano è sempre troppo affascinante per chi scrive).
Per il resto la confezione è ben fatta (brillante la colonna sonora firmata Sakamoto, ma anche Storaro non scherza affatto per qualità offerta) e l’opera, per quanto minore all’interno della filmografia del regista, sa muovere i fili giusti e scorre piacevolmente.
Quindi probabilmente non è il film che ci si sarebbe immaginati alla vigilia, ma comunque rimane un prodotto godibile.
Discreto, senza debordanti entusiasmi, ma piacevole nel suo complesso.
Manca un pò di spessore autoriale, ma il talento non si dimentica e in alcuni tratti si vede limpidamente.
Riesce piuttosto bene, un pò a sorpresa.
Interessante.
Appena passabile.
Scarsamente sollecitata.
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