Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Unire oriente ed occidente, affiancare e compenetrare due mondi così lontani e differenti, eppure frutto della stessa creatura, l'uomo: ci hanno provato in tanti ed anche Bertolucci fa il suo tentativo. Il fascino della cultura, della mistica, della filosofia orientale, negli ultimi secoli di Storia è stato avvertito sempre più dagli occidentali - da Schopenhauer ai Beatles! - ed anche il cinema ha dato il suo contributo (il Nostro aveva già diretto L'ultimo imperatore, cinque anni prima, mietendo Oscar su Oscar). Con grande rispetto per 'loro' e senza affossare 'noi' e le nostre credenze ed usanze, ecco così che Bertolucci mette in piedi una favoletta innocua e buonista, nel nome di una sorta di par condicio morale universale. Non che fosse necessario (assolutamente no, non avendo senso) stabilire chi abbia ragione o chi prevalga: semplicemente la materia di questo Piccolo Buddha è talmente priva di spigoli o di contrasti, di critiche, di obiezioni - e la forma è tanto patinata - da fare risultare il prodotto decisamente insipido. Visto come un film destinato esclusivamente ai bambini, d'altronde, può anche avere un senso. Sceneggiatura scritta da Rudy Wurlitzer e Mark Peploe, fratello di Clare, moglie del regista (nonchè compagna di Antonioni ai tempi di Zabriskie point); musiche di Ryuichi Sakamoto; fotografia di Vittorio Storaro; il ruolo di Buddha viene affidato ad una star in quel momento in forte ascesa, Keanu Reeves. 6/10.
Un monaco buddhista arriva a Seattle: è lì per prelevare un bambino, Jesse, che lui ritiene la reincarnazione del suo maestro. Il piccolo ed il padre volano in Bhutan a conoscere il Dalai Lama, mentre a Jesse vengono insegnate le gesta del leggendario Siddartha, l'illuminato. Intanto però spuntano fuori altri due bambini ritenuti la reincarnazione dello stesso maestro Lama.
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