Regia di Ken Loach vedi scheda film
«Il possesso dell’Irlanda, morale e materiale, su fino al sole e giù fino al centro della Terra, spetta di diritto al popolo irlandese» (James Fintan Lalor, giornalista e rivoluzionario irlandese vissuto nella prima metà dell’ottocento).
Tra le tante opere di Ken Loach premiate a Cannes, nella fattispecie con il Premio della giuria, L’agenda nascosta affonda i denti nella spinosa, e annosa, questione irlandese, spesso ripresa dal cinema, già lo stesso autore britannico vi è tornato sopra con Il vento che accarezza l’erba e Jimmy’s hall – Una storia d’amore e libertà, suscitando feroce indignazione e sentita partecipazione.
L’agenda nascosta non fa eccezione alla regola, pur sciorinando una costruzione piuttosto convenzionale.
Belfast, negli anni ottanta. Paul Sullivan (Brad Dourif) e la fidanzata Ingrid Jessner (Frances McDormand) sono due attivisti americani impegnati nella documentazione delle violazioni dei diritti civili, perpetrate dalla polizia inglese su chiunque sia sospettato di appartenere all’I.r.a..
Il loro operato è malvisto e quando Paul viene barbaramente ucciso, Ingrid non crede alla ricostruzione ufficiale fornita delle autorità. Con l’aiuto di Peter Kerrigan (Brian Cox) scopre un ampio complotto che vede coinvolti personaggi influenti e organizzazioni di primaria importanza.
Per portare alla luce la verità, è necessario rischiare tutto, compresa la propria vita.
Ken Loach non è certo un regista che ha paura di pestare i piedi ai poteri forti e l’itinerario de L’agenda nascosta non ritrae mai la mano, non contempla sovrastrutture che limino la centralità del contenuto, creando una congrua condivisione.
Lo schema è classico e l’impegno nell’esposizione della denuncia è irreprensibile. Basta una rapida introduzione per essere catapultati nel centro nevralgico dell’opera, dove verità e mistificazione sono in rotta di collisione, con fatti mostrati senza alcuna velatura in contrasto con le notizie, tese a insabbiare ciò che il potere ritiene scomodo.
Il clima diventa incandescente, tra omicidi e torture, inganni e indagini pericolose, con confronti serrati che ben descrivono le diverse volontà, mettendo con decisione il dito nella piaga. Così facendo, il pericolo è sempre percepito come reale e d’imminente sfogo, ostruzionismo e ostilità sono coprotagonisti ufficiali e la domanda conseguente su fino a che punto siamo disposti a spingerci per arrivare in fondo è centrale.
Già, perché per quanto la volontà e l’onestà possano essere massime, è davvero difficile insistere, un legame fondamentale perso per sempre è un valido aiuto, ma per il resto, l’accavallarsi di voci contro non può che portare a desistere, trovando un compromesso, offerto affinché il vaso non sia scoperchiato del tutto.
Per queste ragioni, alle quali vanno aggiunti l’impegno totale di Frances McDormand, la solida presenza di Brian Cox e le musiche di Stewart Copeland (membro storico dei The Police), vedere L’agenda nascosta fa lo stesso effetto di sbucciare una cipolla: più vai avanti e più piangi.
Necessario, non tanto per la realtà che racconta, per la quale rimane tra i tanti e neppure tra i migliori (penso a Nel nome del padre o al più recente ’71), quanto per il principio d’integrità che manifesta e l’attrito del sistema, oggigiorno sempre più paludoso. Ovunque.
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