Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Secondo film di un ancor giovanissimo Bertolucci.Tra i più interessanti, sicuramente il più ideologico e autobiografico. Il "prima" del titolo assume significati simbolico-profetici: una generazione si ribella ai padri (anche con gesti estremi: l'amico Agostino fugge da casa e lo trovano annegato nel fiume, è un incidente o suicidio?) anticipando il '68; ritorna disillusa ai valori borghesi (matrimonio di convenienza di Fabrizio) restaurazione post-'68; contesta da sinistra la sinistra ufficiale del P.C.I; Gina è l'anticipazione di una delle istanze del di lì a poco femminismo con la consapevolezza delle esigenze della propria sessualità: si innamora di Fabrizio ma seduce un passante qualsiasi. Ed è proprio Gina la figura chiave (più che Fabrizio) del film, ma non poteva essere altrimenti: è interpretata dall'unico attore-attrice professionista del film, Adriana Asti (bravissima!) in quel momento legata sentimentalmente al regista. Anche per lei elementi autobiografici: la telefonata che fa in piena notte al proprio psicoanalista (in molti anno visto la Magnani dell'Amore di Rossellini, ma Bertolucci dice di essere stato influenzato dalle problematicità delle figure femminili di Antonioni): Adriana era realmente in analisi in quel periodo con il padre della psicoanalisi italiana Musatti. Ma Gina è anche la zia di Fabrizio: è qui fa capolino un'altra ossessione di Bertolucci: l'incesto, velato in questo film, brutale nell'Ultimo Tango, esplicito nella Luna e Dreamers. Ed infine le valenze stilistiche: indubbie influenze della Nouvelle Vague nel montaggio e nella fotografia supportata da un giovanissimo Storaro.
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