Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Primo film importante di Bertolucci, girato all'età di soli 23 anni, ne attesta la maturità dal punto di vista tecnico e stilistico.
Il film si svolge a Parma nel 1962. Seguiamo le vicende di Fabrizio, un giovane di famiglia borghese fidanzato con una ragazza di buona famiglia, Clelia, che però decide di lasciare poichè si sente attratto da Gina, una parente che sta attraversando un periodo piuttosto difficile. Uno dei suoi amici più stretti, Agostino, si suicida poichè non si sente più a suo agio in questo ambiente soffocante. Fabrizio è un appassionato di cinema e coltiva ideali politici vicini al marxismo, anche se l'incertezza sembra dominare nei suoi gesti e nelle sue azioni. La relazione con Gina è destinata a finire, poichè Fabrizio dovrà accettare alcuni inevitabili compromessi.
A mio parere è un film tra i più sinceri e vitali di Bertolucci, pieno di spunti autobiografici, forse un pò invecchiato sotto certi aspetti (i dialoghi a tratti un pò troppo didascalici), ma ancora affascinante anche per il pubblico odierno. E' una specie di dichiarazione di disorientamento da parte del giovane regista in un periodo ricco di fermenti ideologici e di cambiamenti sociali, un'"educazione sentimentale e politica" che però si conclude sotto il segno della sconfitta e dell'impossibilità di superare certi condizionamenti imposti dalla società. Evidente l'influsso della Nouvelle vague e in particolare di Godard, anche se Bertolucci ne rielabora lo stile in maniera personale e non si limita ad una riproposta pedissequa; molti gli omaggi cinefili e letterari, fra cui il più evidente è quello a "La certosa di Parma" di Stendhal. Bellissima interpretazione di Adriana Asti nel ruolo di Gina: l'attrice riesce a dare un autentico spessore al personaggio, ad emanare fascino pur non potendo certo contare su un aspetto fisico da "maggiorata"; soltanto discreto il protagonista Fabrizio Barilli, che qui si dimostra attore un pò incerto ma in seguito avrebbe diretto alcuni film di genere tutt'altro che disprezzabili. Da notare anche la presenza del critico Morandini nel ruolo del professore, Cesare, un personaggio un pò troppo sbilanciato sul versante ideologico. Infine, una menzione particolare alla bella scena ambientata a casa di Fabrizio in cui la zia Gina lo invita a ballare e gli dà un lungo bacio sulle note di "Vivere ancora" di Gino Paoli. La scena è risolta da Bertolucci in un unico piano-sequenza di oltre tre minuti, di notevole virtuosismo, e attinge molta della propria forza emotiva dalla canzone di Paoli, di umore piuttosto malinconico.
voto 8/10
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