Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Monicelli, in odore di sequel di Brancaleone, fallisce parzialmente, pur senza partorire un mostro o addirittura abortire. Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno è in fondo un buon film, tratto dagli scritti di Giulio Cesare Croce di inizio XVII sec., dai dialoghi ben costruiti (in un misto volgare-italiano moderno sul modello di Brancaleone) e con un cast ben assortito - Tognazzi su tutti, Sordi sa farsi valere nella parte meno importante di Fra' Cipolla, apprezzabili senza grandi entusiasmi Nichetti ed Arena. Ma è anche una commedia un po' troppo 'vecchio stampo' (per quanto riguarda il parallelo nel ridicolo fra medioevo e tempi nostri si è già detto e visto tutto, per l'appunto, nei due episodi di Brancaleone), fatta di macchiette non particolarmente esaltanti - tranne Tognazzi, va ribadito - e forse pure un po' eccessivamente lunga, attestandosi sulle due ore di pellicola. Sufficienza.
Siamo all'inizio del Seicento. Bertoldo è povero e ignorante, ma molto astuto e dotato della cosiddetta 'saggezza popolare'. Con il figlioccio Bertoldino al seguito giunge alla corte di re Alboino, che riesce a buggerare con grande acume, diventandone infine il consigliere.
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