Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Girato per la RAI e ispirato a un brevissimo racconto (circa cinque pagine se non erro) di Jorge Luis Borges, La strategia del ragno è tuttavia una delle opere più affascinanti di Bertolucci. Tullio Kezich l'ha avvicinato per la leggerezza del tocco alla musica di Mozart. Come nel Conformista, c'è una riflessione sui mali del fascismo, visti stavolta dalla parte degli oppositori che militavano nella Resistenza, ma anche una ricerca affannosa della propria identità da parte del protagonista, che, come Marcello Clerici, deve scontrarsi con i fantasmi angosciosi del proprio passato, che qui si riassumono nella presenza ingombrante del padre, falso eroe antifascista. Sicuramente la sua natura intellettuale ed un pò enigmatica può disorientare una parte del pubblico, ma per gli spettatori più volenterosi l'opera è stimolante e ammaliante. Molto del fascino sta nell'evocazione delle atmosfere e nella contrapposizione fra il passato e il presente, con una sensualità esplicita nelle riprese delle ambientazioni emiliane (il film e' stato girato soprattutto a Sabbioneta), dove la fotografia di Vittorio Storaro ha sempre un ruolo importantissimo. Ottimi nei loro ruoli sia Giulio Brogi che Alida Valli, un pò invecchiata ma sempre splendida come Draifa. Film che coniuga l'impegno civile con una raffinata introspezione psicanalitica, è da preferire ad altre opere del regista dall'impianto più monumentale, ma anche più esteriori. Fra le scene più belle, il ballo di sfida ai fascisti sulle note di "Giovinezza" di Athos Magnani padre, le scene ambientate a teatro e i flashback risolutivi sulla vera natura del padre e sul suo tradimento.
VOTO 8/10
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