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Strategia del ragno

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Strategia del ragno

di axe
8 stelle

Il giovane Athos Magnani, figlio omonimo e sosia di un antifascista assassinato negli anni '30 nell'immaginario borgo di Tara, collocato dallo sceneggiatore in provincia di Parma, si reca in paese, su invito della ex-amante del padre, Draifa, per scoprire la verità circa la morte del genitore. Nonostante il nome di Athos Magnani, in qualità di locale martire dell'antifascismo, sia rispettato, il figlio percepisce l'ostilità degli abitanti del paese. Dopo aver parlato con alcuni uomini che furono amici e compagni di lotta del padre, con uno che invece gli fu avversario, ed approfondito il rapporto con Draifa, comprende che gli si sta nascondendo la verità, la quale è ben altra rispetto quella che tratteggia Athos padre un eroe dell'antifascismo. Eppure egli tale fu, e tale rimarrà. Il regista Bernardo Bertolucci dirige un film che trae spunto dal mistero legato ad un fatto di sangue del passato, per raccontare una storia i cui presupposti hanno fondati riferimenti nella realtà - due contesti storici, distanti circa trent'anni l'uno dall'altro; un contesto territoriale; un contesto sociale - ma lo sviluppo della quale procede su un piano metafisico. Giunto in Tara, Athos figlio entra in contatto con Draifa, la quale gli racconta quanto si sa intorno la morte del padre. La donna gli fornisce i nomi dei tre amici e del peggior nemico dell'antifascista; Athos, pertanto, cerca un contatto con essi. Riesce a parlare con tutti loro; il ritmo della narrazione rallenta molto, e le sequenze dedicate ad un concreto presente iniziano a diradarsi; esse s'intrecciano con memorie del passato, raccontate immortalando i personaggi così come appaiono trent'anni dopo, e collocando tra loro Athos padre. Emerge, con estrema lentezza, una verità che Athos figlio inizialmente non poteva immaginare. Il genitore è stato ucciso non da avversari politici, bensì dai suoi stessi amici; egli, infatti, aveva mandato a monte un attentato organizzato ai danni di Mussolini, atteso in città per una visita, poi annullata in conseguenza di una segnalazione ai carabinieri. Athos scelse, però, di morire da eroe. Organizzò il proprio assassinio in modo da far ricadere la colpa sui fascisti, per aizzare l'odio e la repulsione contro di essi. Benchè sconvolto, Athos figlio non ha problemi a credere a questa ricostruzione dei fatti; scoprì infatti che il padre, nonostante la fierezza nel portamento e i modi sprezzanti, era un uomo indeciso, cui piaceva indugiare. Infine, pur avendo la possibilità di rivelare alla cittadinanza di Tara la verità, rinuncia, lasciando intatto il mito di Athos Magnani padre. Così scegliendo, Athos figlio tiene in piedi quella che di fatto, è una gigantesca commedia; l'illusione collettiva di una comunità chiusa, tagliata fuori dall'avanzata del progresso, rappresentato da un'autostrada di recente costruzione lungo la quale le automobili corrono veloci, i passeggeri insensibili alle campagne circostanti; un lembo di società che ha bisogno di quel suo eroe quale simbolo di unità e testimonianza di profondità storica. Costanti sono i riferimenti del regista al teatro, sia evidenti, sia reconditi. Si ha l'impressione che Tara sia un gran palcoscenico, ed i suoi cittadini una serie di attori, ben determinati, "tessendo una tela" di azioni e parole, a non consentire ad Athos figlio di abbandonarli, come è possibile intuire in epilogo. Questa è la "strategia del ragno". Inscindibile da questa connotazione della cittadina di Tara è una realistica ricostruzione dell'ambiente; un centro storico ben tenuto, ma poca gente in giro, quasi tutti anziani; le campagne, a perdita d'occhio, ed il "grande fiume"; punti di riferimento immutabili nel tempo, come "la strada degli argini". Gli attori che interpretano i comprimari recitano con un forte accento del Nord-Italia, e, pur non esagerando con il dialetto, riempiono le loro frasi di figure retoriche, espressioni colloquiali, esclamazioni popolari. Ottime interpretazioni per Giulio Brogi - nel doppio ruolo di Athos padre e figlio, elegante e pomposo il primo, più dimesso ed umano il secondo - e, soprattutto, per Alida Valli, nelle vesti di Draifa, di nuovo ardente di passione nel rivedere l'antico amante di fatto incarnato nel corpo del di lui figlio. Il racconto del presente condivide con il passato un'ambientazione estiva; un caldo opprimente cui è possibile sfuggire cibandosi di cocomero o cercando refrigerio nell'oscurità. In questo film, l'intreccio "giallo" a sfondo politico è il punto di partenza. Su questa vicenda, che pure il regista sviluppa, è costruita una descrizione per simboli ed analogie di una società impenetrabile, chiusa nei suoi confini, persa tra campagne senza fine. Quest'opera non consente una "decifrazione" immediata; è necessario osservare con attenzione e riflettere; per chi sceglie di perseverare, la soddisfazione è certa.

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