Regia di Garry Marshall vedi scheda film
Dopo il successo planetario conseguito con l’arcinoto (e per me molto buono nel suo essere commedia romantica e oltremodo sognatrice) “Pretty woman”, Marshall prova qualcosa di diverso pur muovendosi sempre nel territorio del sentimento.
Ne viene fuori questo “Paura d’amare”, che vede come protagonisti il meglio su piazza, ovvero Al Pacino (non è capitato spesso di vederlo in ruoli così) e Michelle Pfeiffer.
La storia originale era pensata per personaggi con fisionomie diverse, ma il contesto funziona ugualmente e gli attori sono amorevoli e troppo bravi per poter facilmente glissare.
Johnny (Al Pacino) è appena uscito di prigione e viene assunto come cuoco in un locale.
Qui conosce Frankie (Michelle Pfeiffer), donna con un tragico matrimonio alle spalle e oggi cameriera con un presente piuttosto scialbo.
Tra i due nascerà una bella storia d’amore con le implicazioni dettate dal loro passato e dalla loro diversa propensione per il futuro.
Film che lascia diversi dubbi (a partire dal già menzionato “problema” degli attori impiegati), ma il complesso è davvero troppo naturalmente amorevole per lasciare troppo distanti o dubbiosi.
O almeno si possono avere dubbi sull’attinenza delle figure scelte alla parte, ma poi queste riescono a dar vita al rapporto con una classe che non lascia indifferenti, anzi trasporta con sentita disinvoltura.
Marshall cerca qualcosa di più intimo del suo solito, guida gli attori (che di guida non hanno nemmeno poi tanto bisogno), mescolando temi diversi (la leggerezza è una costante, ma l’ambiente e le situazioni non sono sempre piacevoli) ed il risultato finale appaga forse più del valore oggettivo del film.
Ma ogni tanto è bello lasciarsi andare e un film che te lo consente ha sempre un valore particolare e raro per cui si può anche sorvolare, almeno parzialmente, su difetti di fondo abbastanza palesi.
Genuino.
VOTO : 7/10.
Dopo "Pretty woman" racconta l'amore in modo diverso.
Si prende le sue licenze nei confronti del testo di riferimento, sceglie due attori che, almeno ai tempi, un film così se lo mangiavano a colazione.
Lui è bravo a gestirli e li dirige come doveva.
Lavoro semplice senza dubbio, ma il suo cambio è alla fine efficace.
Brava a calarsi nella parte, poi con Al si intende a meraviglia.
Sempre un mostro di bravura anche quando il personaggio è più intimo e meno trascinante.
Così anche una prova secondaria come questa acquisisce un significato che sul globale ha un suo peso.
Un vero e proprio portafortuna di Marshall.
Piacevole.
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