Regia di Alfonso Balcázar vedi scheda film
C’è chi ne parla bene, più per le maestranze che vi afferiscono, dal regista Balcázar titolare degli studi omonimi a Barcellona, agli attori di grido come Sancho, Sambrell, la Neri, Pajarito e Victor Israel con Gaspar “Indio” Gonzales, fino alle musiche di Nico Fidenco. In realtà bisogna dire che il film è meglio dimenticarlo. La trama sembrerebbe nascere e morire ad ogni scena senza soluzioni di continuità narrativa anche solo elementari. In più la regia è inesistente e nemmeno si può dire che ci sia mestiere artigiano dietro l’operazione: un conto è trasgredire le regole e i canoni del linguaggio cinematografico e della sua grammatica narrativa, un conto è fare un pastrocchio senza capo né coda.
Scambiato per chi non doveva essere, un certo Dinamite Jim si ritrova a dover portare un sacco di oro dal Messico all’America. Non solo il proprietario della banca assolda degli uomini per riprendersi il denaro, ma anche altri banditi, tra cui il Reyes interpretato da Sancho, gli metteranno il bastone fra le ruote. Sceneggiatura puerile, messa in scena oratoriana, si salva solo Fernando Sancho largamente sprecato.
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