Regia di George A. Romero vedi scheda film
Quando due nomi del livello di George A. Romero e Stephen King s’incontrano, l’attesa per i fan, e non solo, inevitabilmente risulta essere alta e questo spesso non porta molta fortuna.
Così in questo caso il risultato non è all’altezza delle aspettative più elevate, ma comunque non delude regalando parecchi aspetti che possono soddisfare un cinefilo appassionato.
Beaumont (Timothy Hutton) è un insegnante che pubblica romanzi sotto lo pseudonimo di George Stark.
Quando la verità viene a galla Beaumont decide di accantonare il suo doppio, ma quest’ultimo non ci sta e comincia a vendicarsi nei confronti di coloro che hanno stroncato la sua carriera.
Film affascinante, ma non riuscitissimo in tutto e per tutto, ma comunque possiede tanti meriti, come affrontare temi diversi, possedere più chiavi di lettura, sviluppare in maniera articolata il tema del doppio e mettere in mostra il rapporto tra arte ed artista.
Complessivamente riesce a creare suggestioni azzeccate, con più di un momento confezionato con notevole maestria (anche se il tema faceva pensare a registi diversi per rappresentarlo, Romero è sempre Romero anche se sotto ai suoi livelli massimi) anche se non sempre lo sviluppo è compatto in tutte le sue articolazioni, ma le atmosfere sono spesso efficaci.
Molti gli spunti presenti, così come gli eventi, personalmente ho trovato più consistente la prima parte rispetto alla seconda anche se poi il finale riesce a toccare le corde giuste ed è di un certo impatto.
Pregevole il contributo del cast, con un Timothy Hutton in forma come poche volte è capitato nella seconda parte della sua carriera.
Dunque da questo “La metà oscura” mi sarei aspettato qualcosa di più (dannate aspettative), ma rimane un film interessante e ricco di aspetti e che per questo merita di essere visto e successivamente discusso ed interpretato, nel bene e nel male.
Discreto.
Non sempre ispiratissimo, ma non mancano nemmeno i lampi di genio. Ha fatto di meglio assai, ma ce lo teniamo stretto anche in un film così, va là!
Prova di recitazione molto valida. Il ruolo doppio lo aiuta a manifestare le sue attitudini recitative, il regista lo guida bene, ma è bravo soprattutto lui che dimostra di possedere un talento naturale che non sempre ha saputo ben utilizzare nella sua carriera partita a mille e poi proseguita tra alti (pochi) e bassi (ma anche molti "medi").
Presenza destinata alle seconde linee.
E' il suo ruolo.
Più che sufficiente.
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