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Vento del Sud

Regia di Enzo Provenzale vedi scheda film

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La recensione su Vento del Sud

di lamettrie
8 stelle

Splendido. e ancora poco noto, thriller di mafia degli anni ’50, quando l’argomento purtroppo era ancora tabù. Ci sono tanti ingredienti che allora aiutavano a conoscere un mondo tanto funesto quanto ignoto a due terzi d’italiani. Forse per questo un film così profondo e ben confezionato è stato così ignorato (per il bisogno politico, democristiano e americano, di negare la realtà terribile della criminalità organizzata), nonostante poi avesse stelle dell’epoca, come Salvatori e soprattutto la Cardinale, attorniati da comprimari tutti all’altezza. E da musiche, fotografia e montaggio ottimi, così come la gestione della tensione, culminata nello splendido finale, di un film che ha un ottimo ritmo, e non annoia mai.

Questi ingredienti sono, innanzitutto, l’implacabilità dei rapporto mafiosi: una volta sentita la proposta criminale, l’individuo non può più tirarsi indietro; è un morto che cammina. Questo è il succo della vicenda, la tragica ricerca della libertà da una condanna a morte scritta da criminali contro qualcuno che non ha voluto essere come loro (infatti si è rifiutato di uccidere, rinunciando a soldi e almeno apparente tranquillità). Tra gli altri ingredienti c’è l’omertà: tutti i testimoni scattano pur di poter dire di non aver visto. E questo fa il grottesco pendant col fatto che in realtà in Sicilia, come dice la nobile, tutti sanno tutto: questo è il vero “vento del sud”. È impossibile la riservatezza, talmente è ramificata la tela ineludibile intessuta dai padroni, in gran parte nobili, che sono tutti ricchi così come delinquenti. Altro classico è il “tragico incidente” cui ascrivere quella che in realtà è un’efferata esecuzione, in avvio.

Il film è notevole anche perché, grazie alla grande interpretazione della Cardinale, si incastrano alla perfezione anche altri due elementi classici: il dramma psicologico di chi non è compreso dalla famiglia, e la storia d’amore tra due vittime di nobile animo, che cercano disperatamente una salvezza che non potranno trovare, a causa dell’ingiustizia di una situazione sociale e familiare sfortunatissima, per demeriti altrui, e che dà quasi nulli spazi di libertà e miglioramento.

La tragedia è costruita in modo eccellente, proprio anche per la terribile sofferenza che la figlia minore deve patire a causa delle figure più invadenti, come il padre  e la sorella maggiore. I quali la tiranneggiano: a farne le spese è l’unica figura non squallida, l’unica che rinuncia ad essere arrogante (come a suo tempo fece la madre), che ha trovato infatti il tragico degno corrispettivo nell’amato, e ad esso ha aggrappato il destino che le restava.

 

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