Regia di Stanley Florency (Stelio Fiorenza) vedi scheda film
Una giovane sassofonista si ritrova a dovere rintracciare la sorella, con cui non ha un buon rapporto, che risulta misteriosamente scomparsa all'improvviso. Le tracce portano al Dark bar e a storie di droga.
Stanley Florency: chi era costui? Si tratta di un nome di (scarsa) fantasia ideato da Stelio Fiorenza per agire indisturbato, stratagemma comprensibile dato il livello qualitativo infimo di questo Dark bar. Ma siamo daccapo; Stelio Fiorenza: chi era costui? Figlio di un distributore cinematografico, si fece le ossa negli anni Settanta con ruoli produttivi e in seguito di aiuto regista, per poi tentare la carriera dietro la macchina da presa negli anni Ottanta. Considerando che questo è il suo risultato degno di maggior nota, meglio non commentare oltre. Dark bar è un noir/thriller scritto da Fiorenza stesso con una protagonista non eccelsa come Marina Suma e comprimari del modestissimo calibro di Barbara Cupisti, di Alessandra Stordy e dell'americano Richard Hatch; ritmo e tensione latitano, le luci cupe e minacciose di Franco Delli Colli sono l'unica ragione per cui si riesce a intuire che si tratta di un film drammatico. La storia grossolana e la recitazione poco convincente si appaiano alla perfezione per confezionare un prodottino poco più che amatoriale; non è un caso se dopo questa pellicola di Fiorenza si perderanno le tracce in maniera pressochè completa (Wikipedia segnala che proseguirà come regista televisivo e teatrale quantomeno fino alla metà degli anni Novanta: ed è tutto). Quanto alla Suma, viveva già il suo periodo di decadenza dopo i moderati fasti dei primi Ottanta. 1,5/10.
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