Regia di Georges Franju vedi scheda film
Un figlio di papà, con troppe donne e troppi debiti di gioco, viene fatto internare dal padre in una clinica psichiatrica, dove fa amicizia con un epilettico e con lui progetta un’evasione. L’antefatto presenta il protagonista in una luce tanto odiosa che non dispiace poi molto vedergli fare una brutta fine. Comunque all’interno della clinica la sua vicenda viene inserita in una dimensione collettiva e offre lo spunto alla denuncia degli orrori di un ambiente concentrazionario, denuncia esposta già nella didascalia iniziale e poi resa esplicita nello schematico scontro fra il medico tradizionalista e quello innovativo. Con personaggi simili, faccio fatica a vedere quell’esaltazione dell’anelito alla libertà in cui dovrebbe consistere il messaggio del film. Oltretutto, nonostante le ripetute assicurazioni dei guardiani sull’impossibilità della fuga, il posto non sembra certo Alcatraz: per andarsene basterebbe scavalcare un basso muro di cinta.
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