Regia di Piero Tellini vedi scheda film
Non fatevi ingannare dal titolo: Zavattini e Scola iniettano una buona dose di cinismo e critica sociale nella sceneggiatura.
Nonostante il titolo, non si tratta del solito musicarello. La sceneggiatura è piena di cinismo, crudeltà, amicizie false o interessate, disillusioni: valga per tutte la magistrale scena dello schiaffo a De Sica. Il cinismo di cui si diceva non deriva da una aprioristica presa di posizione, ma dall'analisi della realtà dei quartieri popolari di Roma, analisi che, per quanto superficiale, offre interessanti osservazioni. I malviventi del film, ad esempio, non sono visti con la bonomia tipica di altre opere del periodo, ma sono banditi a tutti gli effetti; attorno a loro ruota un demi-monde di poveracci ai limiti della legalità che tirano a campare in un modo o nell'altro.
Certo, qua e là, le esigenze commerciali della produzione e quelle dell'acre sceneggiatura di Scola-Zavattini (oltre che del regista), lontana le mille miglia dalle atmosfere di Volare, vengono a confliggere, creando tuttavia un effetto di disorientamento che, a mio giudizio, contribuisce a rendere anche più interessante questo film.
A ben vedere, anche il lieto fine obbligatorio non è poi così lieto: i due protagonisti rimangono due "falliti" così come erano all'inizio del film.
Le prove attoriali sono un ulteriore merito del film: inutile sottolineare quella di De Sica (il più grande attore italiano anche quando recita in parti secondarie, come qui); bene Modugno, convincente e a suo agio davanti alla macchina da presa; benissimo (e bellissima) la Ralli nel ruolo della popolana sanguigna.
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