Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Dalla provincia alla grande città, con l'intento di dare un colpo letale alla grande industria, per via della voglia di vendicare un amico, ed in contemporanea, di dare una "lezione" al grande Capitale, per un professore dalle idee anarchiche. "La vita agra" è il titolo più celebre di Luciano Bianciardi, uscito nel 1962, e dopo soli due anni, Carlo Lizzani ne girò la versione cinematografica: probabile che, se non subito, poco dopo, molti intellettuali impegnati abbiano guardato a questo lungometraggio scuotendo la testa, e deprecando il sarcasmo con cui sia il regista, che Bianciardi dipinsero certi rivoluzionari poi facili a farsi prendere nei meccanismi del profitto e del capitalismo. Però, guardandolo oggi, questo titolo, che tra l'altro rappresenta una delle pochissime sortite di Lizzani su un registro di commedia, è molto lungimirante, soprattutto per quanto riguarda, non tutti, certo, ma diversi ex-sessantottini, che hanno saputo cavalcare sempre l'onda giusta, tanto per fare qualche esempio, la branca poi divenuta fininvestiana. Filosofeggiando con abilità, il protagonista casca, però, nei vizi dell'italiano medio, che contesta, come la borghesissima maniera di farsi l'amante, illudendola di prospettive e nascondendola di fronte alla consorte titolare, scalare i gradoni della carriera, e abbandonare gli ideali in nome del benessere. Bravissimo Ugo Tognazzi nel fornire i chiaroscuri necessari alla figura principale, e ben figura Giovanna Ralli, controcanto amarognolo, e ferito, al femminile: una Milano in fase-boom raccontata con destrezza e proprietà, che colpisce per la buona ambientazione del racconto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta