Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
L'ideale anarchico si piega al modello borghese attraverso un'impietosa parabola che porta il protagonista a incarnare non solo se stesso ma un'intera generazione.
Ho iniziato il romanzo di Bianciardi e l'ho interrotto, per una mancanza di coinvolgimento emotivo e non certo per la scrittura tanto interessante e geniale. Ho voluto vedere il film perché amo Tognazzi, perché dovevo capire che fare delle restanti pagine, e così è stato. Il film di Lizzani (alla cui sceneggiatura contribuì lo stesso Bianciardi) si ispira al romanzo in maniera libera ma - ciò che è essenziale - ne rispetta l'ironia e la disillusione di fondo, oltre alle atmosfere. È dunque fruibile e godibile come opera a sé ma così facendo ci si perderebbe la ricca e preziosa prosa dell'autore, nonché alcuni risvolti sociali cui la pellicola dovette rinunciare. Tognazzi è, come sempre, impeccabile.
È una recensione e mezza, quindi. Il film è promosso a pieni voti; il libro merita una lettura piena e non solo a metà.
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