Espandi menu
cerca
La vita agra

Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film

Recensioni

L'autore

axe

axe

Iscritto dal 23 marzo 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 27
  • Post -
  • Recensioni 1454
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La vita agra

di axe
8 stelle

L'intellettuale Luciano Bianchi è un ex-dipendente della società mineraria CIS. A seguito del suo licenziamento, avvenuto quasi contemporaneamente ad una strage di minatori causata da una condotta dolosamente omissiva dell'azienda proprietaria dell'impianto estrattivo, si reca a Milano, con l'intenzione di far esplodere il grattacielo sede della società. L'uomo, originario di Guastalla, lascia nella cittadina moglie e figlioletto ed inizia una convivenza con Anna, una giornalista comunista. La preparazione dell'atto dinamitardo è lunga; Luciano cerca, trova e perde occupazioni, tornando infine a lavorare, nel ruolo di pubblicitario, presso la società CIS, nella quale, paradossalmente, ha successo. Pian piano, il suo desiderio di vendetta violenta si attenua. Soggetto e sceneggiatura di quest'opera sono curati dallo scrittore toscano Luciano Bianciardi, autore di un omonimo romanzo. Carlo Lizzani, buon conoscitore della società e delle sue dinamiche, ne rende una commedia amara e pungente. Racconta il mutar di prospettive per le persone e gli ideali nell'epoca del boom economico; spicca, per primo, il contrasto tra la vita paesana e la vita cittadina; a Guastalla, ove il protagonista ha messo su, evidentemente con poca convinzione, una famigliola, si ragiona secondo logiche risalenti nel tempo. Operai da una parte, "padroni" dall'altra. Sfruttati i primi, sfruttatori i secondi. I minatori possono contare sul sostengno morale e spiriturale di persone come Luciano, le cui mansioni consistono nella cura delle iniziative culturali in azienda, o come un sacerdote; ma questi ultimi, non appena la situazione finanziaria lo chiede, sono i primi a perdere il lavoro. La logica del profitto porta altresì ad ignorare raccomandazioni e norme di sicurezza; la naturale conseguenza è una strage di lavoratori - avvenuta veramemte, in Maremma, terra di origine dello scrittore Bianciardi - e ciò accende il desiderio di vendetta di Luciano, uomo che il film descrive "figlio" di quelle contrade emiliane che furono patria di anarchici, socialisti e dissidenti in genere. Ma la metropoli, ove egli si reca per attuare il suo proposito, non è il piccolo centro. Milano traina il boom economico; le attività fervono, il traffico è frenetico, le persone sono perennemente in tensione. Ciò non vuol dire che non si lotti per i diritti; Luciano conosce Anna durante gli scontri che seguono una manifestazione di piazza. Tra i due nasce un rapporto controverso; Luciano è via via più smarrito. Il piano da attuare per far saltare in aria il "torracchione" non è ben definito; per prima cosa egli deve compiere dei sopralluoghi nell'edificio, e, per realizzarli, si fa nuovamente assumere dalla società CIS. Il nuovo lavoro dura, tuttavia, poco. Anna  per farlo desistere dall'insano proposito cerca di coinvolgerlo nelle attività di partito, ma esse si rivelano inconcludenti; successivamente, moglie e figlio di Luciano giungono a Milano, dunque la priorità diviene tener nascosta e contemporaneamente viva la relazione con Anna. E ancora, l'intellettuale è nuovamente assunto dalla CIS. Ma questa volta la sua attività ha successo; e nel trambusto, nella frenesìa del lavoro, nell'abituarsi agli agi borghesi, garantiti dalla sua rendita e nel riscoprire, nel poco tempo libero, il piacere del vivere in famiglia, stemperano il desiderio di vendetta ed annullano la possibilità di continuare il rapporto con la molto più giovane Anna. Ugo Tognazzi è Luciano, un uomo di mezza età tormentato, confuso; la sua determinazione vacilla a causa della montante consapevolezza del fatto che il suo gesto non sarà, in quel luogo e quel tempo, valutato per la sua portata "rivoluzionaria", bensì considerato un crimine. La contesa politica non è più cosa per il popolo, nonostante le esplosioni di dissenso espresse in contesti pubblici, e men che meno per i suoi intellettuali, confinati in sale e salotti, cui il protagonista è introdotto da Anna (Giovanna Ralli), co-protagonista alla perenne ricerca di stabilità economica e sentimentale. Ben realizzata la caratterizzazione del contesto; la Milano frenetica e, in rapporto all'epoca, multietnica, pulsante di vita e di passioni, sia di giorno, sia di notte, è una promessa per chi sceglie di lasciare alle proprie spalle le tradizionali dinamiche della contrapposizione classe, utilizzando diversi strumenti per la ricerca del benessere; il miglioramento delle condizioni di vita è qui connesso all'utilizzo delle capacità individuali, non ad una solidarietà tra pari. L'invito che lavoratori rivolgono ai promotori dell'associazionismo è appunto quello di ... andare a lavorare. Il regista ne dà conto descrivendo il mutar di prospettive del protagonista. In epilogo, raggiunto con le proprie capacità, e non con la lotta di classe, quel benessere a lungo agognato e negato, ha timore per l'arrivo nel suo appartamento della persona insieme alla quale aveva progettato l'attentato. L'ingombrante valigia che l'uomo porta al seguito conterrà l'esplosivo necessario, o altro ? La risposta corretta è la seconda. Luciano - e con esso lo spettatore - prova un sollievo misto a vergogna, raggiunta l'amara consapevolezza che i tempi sono definitivamente cambiati e tutto è infinitamente più complesso, più frammentato, più accessibile. Ritmi sostenuti, toni ironici, una regìa vivace caratterizzano un'opera intensa, ricca di contenuti e ben interpretata. Un'interessante e piacevole "finestra" sulle dinamiche connesse al boom economico.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati