Regia di Augusto Caminito vedi scheda film
Nello scantinato del palazzo di una nobile famiglia veneziana si trova un sarcofago. Ad aprirlo, la giovane Helietta chiama un esperto di vampiri dall'Inghilterra; si sospetta infatti che là dentro si annidi, da oltre due secoli, il terribile Nosferatu.
L'unica cosa che spaventa di questa pellicola è la pessima fama del protagonista, un Klaus Kinski sempre impeccabile quanto molesto sul set; come è noto, l'attore costrinse il regista Mario Caiano a licenziarsi dopo breve tempo, rendendo la vita un inferno anche ai successivi sostituti temporanei (Luigi Cozzi e Maurizio Lucidi), per convincere infine il produttore Augusto Caminito ad assumersi personalmente la direzione del film. Caminito, anche sceneggiatore e quindi padre e padrone del lavoro, peraltro diresse Kinski anche nel contemporaneo Grandi cacciatori (1988), che fu un insuccesso nonostante il cast internazionale, per poi abbandonare definitivamente qualsiasi velleità registica. Nosferatu a Venezia vorrebbe essere una riproposizione del lavoro di Werner Herzog del 1979 Nosferatu, il principe della notte; in realtà vi si allontana in ogni modo, fin dall'aspetto del protagonista, (in questo caso volutamente) distante dal mostriciattolo ispirato a sua volta al vampiro del Nosferatu di Murnau (1922). Opera sontuosa, che mostra un buon dispendio di mezzi e di attori di ottimo calibro, non raggiunse la popolarità sperata e contribuì soltanto ad aumentare la fama di maledetto del suo protagonista. Accanto al quale troviamo, fra gli altri, Donald Pleasence, Barbara De Rossi, Christopher Plummer, Yorgo Voyagis; musiche adeguatamente sfarzose e poco convincenti di Vangelis. 3,5/10.
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