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Nosferatu a Venezia

Regia di Augusto Caminito vedi scheda film

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La recensione su Nosferatu a Venezia

di Mr Rossi
2 stelle

Se avete visto il film di Werner Herzog con Kinski lasciate perdere assolutamente questo orrore di film. Friedrich Wilhelm Murnau si sta ancora rivoltando nella tomba.

 

Se avete visto il celebre film di Werner Herzog del 1978 lasciate perdere questo orrore di film "horror" girato nel 1988 da un produttore italiano perché non si trovava un regista disposto a dirigere Klaus Kinski, un attore tedesco ormai troppo anziano e sputtanato dal recente fiasco del suo orrendo film su Paganini da lui diretto e interpretato (Se interessa leggere la mia recensione). Cosa lo abbia spinto a interpretare questa assurdità horror trash, disonorando uno dei personaggi che lo resero molto più celebre e considerato dalla critica è un mistero ma forse era un solo un pretesto per girare delle scene con delle giovani donne nude. Pare che Kinski si era rifiutato di farsi dirigere un regista italiano, che tempo fa lo aveva diretto come antagonista in un kung fu western, soltanto perchè gli aveva proposto di farsi truccare come nel film di Herzog. Infatti più che Nosferatu in questo film Kinski sembra il fantasma del vecchio playboy veneziano Giacomo Casanova, con tanto di costume da nobile del settecento e un lungo parruccone bianco, talmente lento e sconvolto da sembrare appena uscito da una birreria ma ancora con la voglia di andare in giro per le calli in cerca di giovani donne. Del calvo vampiro tedesco ha soltanto i denti incisivi appuntiti, più che sufficienti a renderlo brutto come il mostriciattolo a molla di un finto regalo.

 

   Girato in economia, "Nosferatu a Venezia" sembra un confuso dramma erotico-fantastico con effetti poco speciali da cartone animato e ambientazioni buie e fatiscenti, rese ancora più cupe da una brutta fotografia a colori da vecchio telefilm e da una colonna sonora poco originale che apre e chiude il film con un coro da messa solenne. Spero per Vangelis che non l' abbia scritta lui ma probabilmente si tratta solo di un suo breve brano inserito dal vero compositore della domenica. Nel periodo contemporaneo all’ uscita del film, una vecchia nobildonna veneziana zoppa e di rara bruttezza, con l’ aiuto di una medium interpretata dall' ex direttrice del collegio del Gianburrasca di Alvaro Vitali, in una seduta spiritica evoca e resuscita da una bara nascosta in un vecchio palazzo abbandonato di Venezia il vampiro inventato e definito dai registi tedeschi Murnau ed Herzog. Come ringraziamento Nosferatu appare nella villa della nobildonna e convince la vecchia carampana con la forza del suo sguardo perfido a suicidarsi buttandosi giù da una finestra contro un cancello. 

 

   Tra gli interpreti secondari gli anziani e noti attori Donald Pleasence e Christopher Plummer e i meno noti e più giovani Barbara De Rossi, Elvire Audray e Yorgo Voyagis. Pleasence interpreta Don Alvise, un prete vestito come un prelato del settecento che non muove un dito terrorizzato comè dalla presenza maligna di Nosferatu mentre Plummer è un cacciatore di vampiri di nome Paris Catalano, arrivato da Londra per fare delle ricerche a Venezia (ma dove ha studiato il vampirismo?). Per niente efficace la sua idea di affrontare il vampiro con dei fucili a pompa caricati con delle cartucce al mercurio e finirà per terra con le mani ustionate da una croce arroventata dallo sguardo minaccioso di Kinski, in una scena dove Plummer si sforza disperatamente di non scoppiare a ridere. Dopo la sua penosa figuraccia questo Van Helsing dei poveri giustamente lascerà il suo compito a Voyagis andandosene via da Venezia nonostante le suppliche di Don Alvise.

 

  In compenso il risorto vampiro veneziano oltre a non temere la croce, può riflettersi negli specchi, agire anche di giorno e trasmigrare dal corpo di una vittima all’ altro. Trasfigurato nelle sembianze della De Rossi riuscirà a mordere l’ ultimo dei suoi nemici. In questa scena la vittima recita decisamente meglio del protagonista, specialmente quando Voyagis si accorge di essere stato morso sulle labbra dall’ orrido vampiro, urlando visibilmente schifato. Il film si conclude con Kinski-Casanova-Nosferatu ma con in testa ancora il suo Paganini, che al sorgere del sole, ormai esausto si porta in braccio per una Venezia deserta una ventenne nuda, nel film uccisa per sbaglio dai nemici di Nosferatu mentre se la stava facendo rigorosamente vestito da capo a piedi. La sventurata è interpretata dalla bella mulatta Anne Knecht, all' epoca fidanzata con l' attore greco Voyagis. Pare che Kinski la volle assolutamente nel ruolo della sorella minore di Helietta De Caninis (Barbara De Rossi) che il risorto vampiro vede ballare all' inizio del film in un campo nomadi e poi rapirà in una scena alla "Ralph Supermaxieroe", una versione comica televisiva di Superman.

 

   Pare che le scene d’ azione furono girate dall’ aiuto regista Luigi Cozzi, poi diventato "noto" come uno dei peggiori registi italiani di film horror da quattro soldi insieme a Claudio Fragasso, entrambi autori di altri ignoti orrori di film come "Paganini Horror" "Monster Dog - Il signore dei cani". Da notare che, a parte il poco convinto Kinski quasi sempre muto e impassibile come uno stoccafisso, salvo quando digrigna i dentoni e parla in modo sofferto della sua maledizione all’ ultima delle sue vittime, sembrano molto più impegnati di lui gli altri attori del cast, compresi Pleasence e Plummer, che colmano il film con delle noiose discussioni sulla leggenda di quel vampiro che secondo loro, nel diciottesimo secolo avrebbe morso una antenata della vecchia nobildonna veneziana e della sua giovane nipote Helietta, raffigurata con l' aspetto della De Rossi in un antico dipinto, dove compare anche un libro aperto con il nome del vampiro non morto. Pare che Barbara De Rossi scappò via in lacrime dopo aver girato una scena di effusioni con Kinski perchè, nonostante la sua credibile rigidezza, aveva le mani fin troppo vive e forti al punto da stringergli troppo le poppe o qualcosa più in basso. Poi il vecchio mandrillo tedesco si scusò subito con lei, ancora terrorizzata non si sa se dal suo volto o da qualcos' altro.

 

   Ovviamente “Nosferatu a Venezia” di Augusto Caminito non lo vide nessuno e finì anni dopo nelle classifiche dei film più brutti della storia del cinema insieme a “Paganini” di Klaus Kinski, un attore tedesco noto anche fuori dalla Germania tempo fa definito dal cinecritico italiano Tullio Kezich “l’ eroe del cinema da bancarella”. Una definizione poco esaltante che però la dice lunga sulla bassa qualità della maggior parte dei film interpretati da quell' attore, quasi sempre nei panni del cattivo di turno senza mai badare troppo al soggetto e al regista del film. Nonostante il clamoroso insuccesso Caminito girerà con Kinski e l' americano Harvey Keitel un altro film di tutt' altro genere intitolato "Grandi cacciatori", visto da nessuno, dove Kinski, che nella sua ultima apparizione al cinema appare più in forma, scomparve improvvisamente lasciando il set a metà film forse perchè aveva intuito che sarebbe stato un altro grosso fiasco. 

 

Klaus Kinski morirà qualche anno dopo nella sua villa in California probabilmente ancora traumatizzato dalle sue ultime e fallimentari esperienze cinematografiche italiane, compreso questo film di vampiri dal titolo ridicolo, involontaria parodia tragicomica che probabilmente ha fatto più pubblicità negativa a Venezia di quel famigerato concerto dei Pink Floyd. In Germania la versione del film in DvD s' intitola "Vampiren im Venedig" (Vampiri a Venezia) tanto per non sputtanare troppo il noto vampiro da cineteca di Herzog e Murnau. Per chi l' avesse visto, consiglio di fare il confronto con il meglio riuscito cortometraggio televisivo muto in bianco e nero "Nosferatu al Giro d' Italia", diretto e interpretato dai Bronkoviz (Cesena-Crozza-Dighero-Pirovano-Signoris) un gruppo di comici liguri che al cinema durarono molto meno che in televisione, a parte Crozza.

 

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