Regia di Liliana Cavani vedi scheda film
Con il pretesto dell'Antigone di Sofocle (la protagonista di questo I cannibali si chiama proprio Antigone), la Cavani imbastisce, in una sceneggiatura scritta insieme a Italo Moscati e Fabrizio Onofri, un film a tesi pregno di retorica sessantottina. In effetti, lotta contro il potere e spinta all'insubordinazione sono i primi richiami logici che vengono in mente alla visione delle gesta del duo di protagonisti (e in fondo sono materia anche della tragedia di Sofocle), ben assortito nelle scelte di Britt Ekland e Pierre Clementi; fondamentalmente non c'è molto altro, in questo che è il terzo lungometraggio della regista emiliana, ma è facile scorgere, alla luce dei due precedenti lavori (Francesco d'Assisi e Galileo), una linearità di pensiero nell'opera della Cavani. Quello che le interessa è essenzialmente il 'pensiero eretico' di figure chiamate a interpretare una voce palesemente fuori dal coro (la povertà del ricco Francesco, le scandalose tesi di Galileo, il rifiuto delle leggi insensate da parte di Antigone) e ne I cannibali il messaggio è portato all'estremo, così come la messa in scena: scarni i dialoghi (e un personaggio neppure parla), frequenti le musiche (Morricone), paesaggi metropolitani desolanti e inquietanti, in uno scenario apocalittico e in quanto tale didascalico nel proporsi come ammonimento: questo potrebbe essere il nostro mondo in un futuro prossimo, se lasciamo i cadaveri dei nostri amici, parenti, conoscenti a marcire lungo le strade (se non seguiamo l'esempio di chi ha provato a fare qualcosa prima di noi, in sostanza). La conclusione speranzosa, nella quale viene finalmente colto e seguito l'esempio di Antigone e del suo complice Tiresia, è l'unica possibile per un film così retoricamente lineare. Clementi, sempre a suo agio in opere politicamente impegnate, viveva il suo momento di massima popolarità (nel biennio 1968-70 girò con - fra gli altri - Bunuel, Pasolini e Bernardo Bertolucci), destinato però a essere bruscamente interrotto l'anno seguente da una condanna per droga da cui sarà assolto soltanto dopo aver trascorso parecchi mesi in prigione. La sua carriera non si riprenderà mai. Particine per Tomas Milian e Delia Boccardo. 6/10.
In una metropoli grigia e silenziosa, i cadaveri affollano le strade: erano ribelli, li ha uccisi il governo e nessuno può rimuoverli, poichè servono come monito. La giovane Antigone - insieme a uno sconosciuto che parla una lingua incomprensibile - recupera il corpo del fratello, ammazzato davanti a un portone; la polizia comincia a perseguitarli.
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