Regia di Bruno Barreto vedi scheda film
Quando uscì il romanzo di Jorge Amado "Donna Flor e i suoi due mariti", molti intellettuali di sinistra storsero la bocca, perché sembrò loro che lo scrittore, già Premio Stalin, abdicasse alla sua vocazione di intellettuale organico, per lasciarsi andare ad un tipo di letteratura completamente d'intrattenimento. Probabilmente il regista Bruno Barreto, poco più che ventenne all'epoca della realizzazione di questo film (è nato nel 1955), ha tratto dal romanzo di Amado gli aspetti più folkloristici e piccanti, fatto sta che ne ha tratto una storiella simpatica e ben raccontata, assai lontana dai drammi del cosiddetto cinema nôvo, in cui una gran parte ha quell'attitudine tutta brasiliana di guardare in maniera gioiosa a tutti gli aspetti della vita, compreso il sesso e non esclusa la morte. La bella Flor sposa il debosciato Vadinho, marito irresponsabile e crapulone, donnaiolo e giocatore, che un bel giorno, quando la mogliettina, delusa, sta per lasciarlo, muore di una sincope mentre sta festeggiando il carnevale. Dopo mesi di lutto, la bella vedovella si risposa con il serio farmacista Teodoro, che caratterialmente è tutto l'opposto del defunto Vadinho: serio, educato, metodico, in una parola, come ben presto Flor si accorge, noioso. E insipido a letto, quanto invece Vadinho era pirotecnico. E Flor comincia a vedere il fantasma del primo marito che torna nudo per sedurla di nuovo: all'inizio ella resiste ma poi cede alla sua corte. La storia, ripeto, è ben raccontata e funziona anche grazie a una stupenda Sonia Braga, bella e sensuale come mai, ma la politica (intesa anche come descrizione e critica di una certa situazione sociale) resta lontana dalla pellicola di Barreto - non so se il libro di Amado, che non ho letto, contenesse una maggiore dose di critica sociale - che si limita a giocare con gli aspetti più noti e stereotipati della cultura brasiliana: con le dovute proporzioni, ricorda un po' il "Pane amore e fantasia" che nel dopoguerra contribuì a rilanciare nel mondo quella visione un po' romantica, viveur, bonacciona, simpatica, del carattere italiano.
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