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Sette note in nero

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su Sette note in nero

di maso
8 stelle

"Sette note in nero" è considerato dai fans di Fulci il suo miglior giallo a braccetto con "Non si sevizia un paperino" che però secondo me gli è superiore per scrittura recitazione e originalità, ciò nonostante il mio giudizio è identico perchè se da un lato si avvertono questi difetti dall'altro si nota il grande sforzo del regista per farlo funzionare e ottimizzare il budget a disposizione: Fulci ha sempre combattuto con le ristrettezze economiche durante la sua lunga carriera ed è per questo che va applaudito ed elogiato oltre misura quando i risultati sono apprezzabili come in questo caso.

La macabra storia di Virginia Ducci e della sua incontrollabile chiroveggenza si apre con un prologo in cui viene più o meno ripetuta l'ultima scena di "Non si sevizia un paperino" ma stavolta l'effetto speciale un po' macchinoso da il via a un complicato puzzle a incastro i cui gli elementi visualizzati dalla protagonista nel suo trance mentale vengono riproposti durante lo sviluppo della storia in maniera mutevole tanto da fuorviare la sua indagine e di conseguenza noi che la osserviamo.

La scena iniziale del tunnel mette in mostra tutti i pezzi che rappresentano l'omicidio di una donna murata viva e una serie di immagini in ordine sparso ma senza i contorni adeguati per comprenderli, è il montaggio di Fulci a dettare i tempi di svelamento della storia che la protagonista è costretta a vivere in prima persona per scagionare il marito trovatosi al centro dell'indagine della polizia a seguito della prima materializzazione di ciò che Virginia ha fatto riemergere dal passato o forse previsto per qualcuno o per lei in prima persona; per la polizia però le sue visioni non possono essere considerate una prova concreta ed è quindi obbligata a trovarne di tangibili ma ancora una volta Fulci gioca con l'apparenza delle immagini e delle date, sovrapponendo gli indizi e i sospetti facendoli passare da un personaggio all'altro fino all'ultimo secondo del film.

Fulci fa un ottimo lavoro nelle singole riprese con l'uso dello zoom sul viso impaurito dell splendida Jennifer O'Neill che avevo apprezzato molto in "Quell'estate del 42" dove era ancora più giovane ed aveva poche battute da pronunciare, il ruolo di ragazza affranta dalla perdita dell'amore veniva espresso in prevalenza dalla recitazione, qui è invece una donna matura e percorre tutto il film con l'ombra della paura che aleggia su di lei, non è mai stata una grande attrice essendo una modella convertita al cinema ma se la cava egregiamente, non proprio tutti i ciak la vedono brillare ma è comunque convincente nella consegna delle battute e nell'esprimere la sua crescente preoccupazione e sospetto per ciò che avviene e su chi le gira intorno, considerando poi che è in pratica ovunque nel film non le si può negare il merito di averlo sorretto con la sua prova fino alla conclusione della intricata trama.

Fulci ha quindi ottimizzato un'attrice bella ma non dotatissima così come il resto del cast che vede anche Gianni Garko andare oltre le sue possibilità nel ruolo del marito, Marc Porel pure non sfigura mentre Gabriele Ferzetti è sinonimo di qualità senza bisogno di particolari pressioni da parte del regista anche se la sua parte è limitata dallo script che come sempre impone la legge di partecipazione agli attori.

Interessante l'uso della musica che come evidenziato dal titolo avrà una parte decisiva in più di una sequenza: una sequenza di note che rimanda al cinema di Sergio Leone viene qui sfruttata per tutt'altro scopo rispetto a quello di scandire i tempi di un duello, sintomo della genuina genialità di Fulci che anche in questo suo lavoro sembra essere stata limitata dal budget e si ha come l'impressione che con qualche dollaro in più "Sette note in nero" sarebbe potuto essere un film molto più riuscito di quanto non lo sia comunque.

 

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