Regia di Edmund Goulding vedi scheda film
E' uno dei pochissimi film di Hollywood ad occuparsi direttamente del problema della morte, benché da una prospettiva assolutamente materialistica, senza rimandi religiosi. Il film è ottimo, e in esso riluce in particolare la bravissima protagonista. E' perfetta quando fa la nervosa, la preoccupata, l'esagitata, la finta allegra che cerca di dimenticare la sua angoscia. Bette Davis era una grande attrice, anche se secondo me non particolarmente bella. Qui devo dire, tuttavia, che la trovo proprio avvenente. Ma bravi sono anche gli attori secondari, dal dottore, all'amica, persino le domestiche. Bogart, ancora lontano da cappello, impermeabile e pistola, non sfigura tuttavia nella parte dello stalliere segretamente innamorato della sua padrona. E' un film forte e coinvolgente, e, specie nella parte finale, raggiunge momenti di grande intensità. Lo sfocamento dell'ultima inquadratura è una grande idea di regia. La prospettiva, come dicevo, e rigorosamente intramondana, e anzi quasi sarcastica nei confronti della fede (Bogart dice di vedere le sue preghiere esaudite proprio quando lei sta per avere l'ultima fatale crisi). Nonostante la visione atea della vita, la rappresentazione dell'avvicinamento alla morte annunciata è tuttavia sincera e sentita, assolutamente non cinica, e merita quindi rispetto. Benché appartenga al periodo d'oro di Hollywood, è' un film che oggi circola pochissimo proprio perché affronta il tema della morte, che tutti cercano di rimuovere e di dimenticare. Edmund Goulding non è considerato un autore, e forse non lo era. Apparteneva però a quello stuolo di ottimi artigiani, figure oggi del tutto scomparse. Sempre nel 1939 diresse la diva in un altro film, meno noto ma molto riuscito, cioè "Il grande amore" (The old maid).
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