Regia di Carlo Carlei vedi scheda film
Calabria. Un regolamento di conti stermina la famiglia di un sequestratore. Si salva solo il piccolo Vito, suo figlio, che trova lo zainetto di un coetaneo presumibilmente rapito da suo padre e parte alla ricerca della famiglia del ragazzino.
La parabola artistica di Carlo Carlei era cominciata l'anno precedente con la regia di Capitan Cosmo, in coincidenza con l'addio al cinema (e non solo, purtroppo) da parte di Walter Chiari, che scomparve prematuramente al termine delle riprese. Non un esordio eccellente, a conti fatti; La corsa dell'innocente è perciò considerabile il suo primo film di una certa risonanza, anche e soprattutto se si valuta la pellicola dal punto di vista estetico e dell'ampio budget a disposizione. Una storia delicata e commovente che prende spunto dalla tragica situazione in cui versano alcune zone del sud Italia vessate dalla malavita e dalla delinquenza organizzata, senza scendere in dettagli di cronaca o ripercorrere vicende realmente avvenute, ma mettendo in scena un racconto di fantasia sceneggiato a quattro mani dal regista e da Gualtiero Rosella. I sequestri in terra calabra sono stati ripetutamente protagonisti delle pagine di cronaca nera e dei telegiornali, ma raramente il cinema se ne è occupato: onore al merito di Carlei se questo film va a colmare tale lacuna, dando vita a un'opera dall'imponente valore sociale e civile. Va però specificato che quello meramente artistico è piuttosto limitato: la narrazione è infatti ben poco fluida e i momenti in cui il tasso di patetico sfiora l'insostenibile si susseguono nel corso della storia; la confezione patinata (fotografia di Raffaele Mertes e musiche di Carlo Siliotto in primis) contribuisce a questa sensazione spiacevole. Fra gli interpreti, non esaltanti nel complesso: Manuel Colao, al debutto, Sal Borgese, Federico Pacifici, Giusi Cataldo, Lucio Zagaria, Massimo Lodolo, Isabelle Mantero e Nicola Di Pinto. 3/10.
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