Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Impossibile prescindere dal libro, che è indiscutibilmente un capolavoro. Nessun film potrebbe mai avvicinarsi alla grandezza dell'opera di Tomasi di Lampedusa, nemmeno durasse dieci ore. La pellicola di Visconti ha molte frecce al proprio arco: le interpretazioni di Burt Lancaster, Paolo Stoppa, Romolo Valli, poi le scenografie, che sono a tratti stupefacenti, e comunque sempre di altissimo livello, e la fotografia, spesso sublime ma non sempre impeccabile, soprattutto, stranamente, non negli interni ma in alcuni esterni, come nella scena della partenza in carrozza del cavaliere Chevalley, con luci palesemente false. La scena finale del ballo è passata alla storia ed è un film in sé, una sequenza da antologia, di valore assoluto. Ma veniamo alle pecche, alcune delle quali penalizzanti. Di siciliano il film, a parte le scenografie, ha pochissimo. Dei 38 nomi del cast riportati su Wikipedia vedo solo gli ultimi due, Pino Caruso e Tuccio Musumeci che sono figli della Trinacria, e il loro ruolo è a dir poco irrilevante, entrambi "giovane patriota". Si consideri poi che i tre protagonisti principali sono degli stranieri, e si noti che Claude Josephine Rose Cardinale, siciliana solo di sangue, parlava ancora molto meglio l'arabo e il francese dell'italiano, che stava allora imparando. Ma tant'è, allora così costumava. Altro difetto che appare decisamente fuori luogo è la vena ironica presente nella prima metà della pellicola, talvolta pesante e del tutto inopportuna, che non trova alcuna traccia nel testo di Tomasi di Lampedusa. Se Visconti avesse evitato di insistere su queste vignette patetiche ed avesse utilizzato quella pellicola per cercare di essere più vicino alla vicenda, forse sarebbe riuscito a ridurre almeno in parte quell'abisso insormontabile tra il testo e il film. Per finire, l'atteggiamento e l'approccio censurabilissimi del regista nei confronti di alcune scelte. Due miliardi e ottocento milioni di lire di spese che affossarono la Titanus, che rischiò di fallire, spese non sempre motivate, come i fiori freschi da Sanremo che arrivavano tutti i giorni via aerea perché secondo Luchino quelli siciliani non erano all'altezza (sic!) e mille altri modi di scialacquare. Inoltre, quando Darryl Zanuck, allora presidente della 20th Century Fox, che avrebbe distribuito il film negli Stati Uniti, vide le sequenze dei combattimenti a Palermo andò su tutte le furie, perché erano girate malissimo, ed aveva tutte le ragioni del mondo, in particolare la scena nella strada con i garibaldini che avanzano e i borbonici che si ritirano è ridicola e penosa, e dimostra come Visconti non avesse la minima idea di come si devono girare sequenze di combattimenti. Senza questi pesanti passi falsi, il film forse sarebbe stato degno del capolavoro da cui è stato tratto.
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