Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Bellissimo questo film di Visconti, che conferma le grandi doti registiche che ci aveva già mostrato in “Senso”. Si vede proprio come il regista non lasci nulla al caso, e ogni attore sappia sempre esattamente quello che deve fare, e come in ogni momento debba fare qualcosa. A questo proposito mi sento di elogiare specialmente le scene con numerosi personaggi, tra cui quelle dei combattimenti tra garibaldini ed esercito borbonico. Tuttavia anche gli episodi con dialoghi a due sono molto precisi e riusciti, con attenzione alla psicologia e alle motivazioni dei personaggi. Ottima anche la sceneggiatura, scritta tra gli altri da Pasquale Festa Campanile. Mi chiedo proprio come poi, da regista, abbia diretto film sciatti, volgari, e miseri. Tutti gli attori sono bravi, a cominciare dal protagonista. Ognuno interpreta il ruolo che più gli si confà. Compare anche un giovane Terence Hill, allora ancora Mario Girotti, in una parte secondaria di nobile damerino del Nord. Bravissimo Paolo Stoppa, e anche Serge Reggiani, che per una volta non fa l'uomo triste e disilluso.
Ho apprezzato molto anche il tono con cui Visconti racconta questa storia di Risorgimento. Come in “Senso”, il maestro sta lontano da retorica (e quanta se n'è fatta sul Risorgimento!) e didascalismo, e mostra gli avvenimenti in modo distaccato, facendo anzi vedere ombre e ambiguità dei garibaldini e dei piemontesi. Altro che Luigi Magni. Ricordo in particolare l'episodio del “plebiscito” e l'accenno all'esproprio dei beni della Chiesa.
Il film è pessimista sulla Sicilia e sui suoi abitanti (come il romanzo, mi dicono), e Visconti fa vedere un mondo al tramonto perché incapace di adeguarsi ai nuovi tempi. Non molti sanno che, prima dell'invasione dei piemontesi, il Meridione era economicamente più sviluppato del regno sabaudo, e che la sua arretratezza iniziò dopo il cambio di governo.
Bellissime le musiche di Nino Rota.
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