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Splendor

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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La recensione su Splendor

di barabbovich
8 stelle

Giocando per la terza volta la carta della diffrazione temporale (dopo Ballando Ballando e La famiglia), Scola fa il suo omaggio al cinema raccontandone la storia attraverso successi (girati in bianco e nero) e disfatte (a colori) di un piccolo esercizio del frosinate (il film è girato ad Arpino). A guidare la sala cinematrografica ci sono Jordan (Marcello Mastroianni), praticone smaliziato che ama il cinema pur non disinteressandosi al lato economico e Luigi (Massimo Troisi), proiezionista sognatore al quale la fidanzata rimprovera di vivere un'esistenza sussidiaria infittita da troppe immagini in 35 mm. Ricalcando sommariamente le vicende tracciate da Gian Piero Brunetta, che del film è anche l'ideatore, la storia del cinema si snoda dai primi richiami di piazza alla conversione delle sale in luci rosse, fino alla epidemia delle chiusure in serie, con un finale pieno di speranza che ricalca il miracolo de La vita è meravigliosa di Capra, in cui il pubblico si re-impossessa della sala ormai chiusa intonando il The bells of St.Mary's. Così, alla vista delle immagini de L'albero degli zoccoli, Amarcord, La battaglia di Algeri, La cena delle beffe, Effetto notte, La grande guerra, Miracolo a Milano, Metropolis, Playtime, Il posto delle fragole, I pugni in tasca, Scipione l'africano, Il sorpasso e "Z" l'orgia del potere, e al motto insieme dubbioso e fatalista dei due protagonisti che ripetono "Il dove e il quando" "Il come e il perché", non si può auspicare altro che la settima arte possa avere vita eterna.

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