Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Splendor '1988 - Ettore Scola.
Splendor (1988): scena
Portando sul grande schermo la vicenda inerente ad una piccola sala cinematografica di provincia situata in un piccolo comune nel Lazio, tristemente costretta a chiudere i battenti a causa dell'oramai assoluta mancanza di spettatori, Ettore Scola firma in realtà quella che è una palese dichiarazione di amore eterno verso il cinema, verso i grandi maestri, verso il grande cinema che fu, soprattutto verso il cinema inteso come tale ovvero inteso come “grande schermo”.
Seguendo le vicende del propietario dello Splendor Jordan, interpretato da un malinconico Marcello Mastroianni, della maschera Chantal, ex ballerina francese interpretata da una sempre affascinante Marina Vlady e del proiezionista Luigi, simpatico sognatore oltrechè cinefilo cronico, interpretato dal compianto Massimo Troisi, servendosi di una narrazione che compie svariati salti temporali tramite l'utilizzo di flashback, nonchè del frequente passaggio alternato dal bianco e nero al colore, la pellicola ripercorre la storia del cinema Splendor dai fasti di un tempo, dagli anni del “in platea solo posti in piedi” e dei 3000 biglietti staccati in un weekend durante la proiezione di Il gattopardo di Luchino Visconti, sino ad arrivare in un epoca di assoluto disinteresse per il cinema, da parte un paese di provincia che preferisce passare interminabili pomeriggi al bar, oppure ancor più semplicemente in casa sul divano davanti al televisore.
Splendor (1988): Massimo Troisi
Ci troviamo di fronte ad un film sicuramente nostalgico, malinconico, anche piuttosto triste a tratti, un film ovviamente citazionista, molteplici infatti sono le pietre miliari che vediamo proiettate sul grande schermo del cinema Splendor, Il posto delle fragole di Ingmar Bergman, La vita è meravigliosa di Frank Capra, Il sorpasso di Dino Risi, sono solamente una piccola parte delle pellicole citate. Se è vero che alcune scelte di messa in scena all'interno della pellicola, una su tutte, quella di utilizzare interpreti di una certà età, per interpretare loro stessi da giovani all'interno di alcuni flashback, potrebbero non convincere lo spettatore più pignolo ed esigente, se è vero che il film agli occhi di molti fruitori protrebbe apparire fine a se stesso, è altrettanto vero che certamente questa incursione nostalgica nel passato, tra le locandine di Ben-Hur, tra le locandine di Il cacciatore, tra le locandine di La grande guerra, non potrà sicuramente mancare di ammaliare e di solleticare i sensibili animi dei cinefili più sentimentali.
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