Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Di Felice Lattuada, fratello del regista : musica funzionale ed efficace, anche se forse qua e là un po' troppo melodrammatica e, in qualche scena, fancamente inutile e fastidiosa.
Opera tipica di un regista come Lattuada, uomo attento a fatti straordinari che stravolgono i ritmi di ambientazioni quotidiane, anche se spesso, come in questo caso, il quotidiano risulta invece assai fuori del comune. Difatti egli sceglie di spostare l'ambientazione della novella di Giovanni Verga dalla Sicilia alla Basilicata, e dall'Ottocento agli anni Cinquanta, che allora voleva dire " ai giorni nostri": scelta che si dimostra vincente perchè la storia che vi si narra si nutre di valori universali e le psicologie dei personaggi si adattano a qualunque ambiente e periodo storico. Il regista qui ci offre un ritratto di donna tra i più sanguigni della storia del cinema, tanto più impressionante quanto più contornato da figure scialbe e sprovviste di "straordinarietà".La "Lupa" del titolo, fin dalla sua prima apparizione dà immediatamente il "La" all'atmosfera del dramma, permeato di sensualità represse e di inverecondi tradimenti: Lattuada, come suo costume,si sofferma volentieri e con insistenza sugli aspetti più pruriginosi per la morale dell'epoca,e dispiega il suo gusto per le inquadrature che valorizzano il corpo femminile , come nella scena in cui madre e figlia dialogano nel letto, indossando entrambe soltanto una sottoveste,che oggi si considererebbe casta ma che allora aveva delle venature di audacia ( difatti questa scena guadagnò al film una pubblica rampogna da parte di Andreotti, allora custode della morale comune e imperterrito censore di film ,come avvenne per "Umberto D.). Il ritmo del racconto è incalzante, le psicologie dei personaggi minori sono abbozzate quanto basta per non ridurle a quadretti di tipo.Per quanto riguarda la protagonista, chi gentilmente mi legge troverà la mia opinione nella scheda personale di KERIMA.Eccezionale il valore ambientale dei Sassi di Matera, sfondo insolito e suggestivo della vicenda, in immagini oggi di grande valore documentario su di un centro oggi pressochè abbandonato in cui allora la gente ancora viveva, moriva, celebrava i suoi fasti e nefasti. Bella anche la scena della processione, scopiazzata in "Malena" al pari della reazione della gente al passaggio della conturbante protagonista.
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