Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Trasposizione onesta di una novella di Verga, riscritta per il cinema dal regista, Alberto Moravia, Luigi Malerba e Antonio Pietrangeli (anche se Imdb accredita anche Ennio De Concini e Ivo Perilli, ulteriori garanzie di solidità per la sceneggiatura). May Britt (svedese ventenne agli esordi, quantomeno in un ruolo di primo piano), Ettore Manni (anche lui agli inizi, era appena stato Marcantonio nelle Due notti con Cleopatra di Mattoli, con la coppia Loren/Sordi) e l'algerina Kerima (qui al suo primo ruolo italiano, non avrà però molto successo nel cinema) formano il triangolo al centro della storia; un erotismo molto, molto leggero è sottinteso da un Lattuada ben attento a non incappare nelle ire della censura. L'attualità (nel 1953) delle vicende narrate mostra un impietoso stato di ristagno sociale in un'Italia fondamentalmente non tanto dissimile da quella del 1880 in cui la novella uscì; una quarantina di anni dopo (1996) sarà Gabriele Lavia a rileggere il testo per il grande schermo, preoccupandosi però maggiormente degli aspetti scabrosi e pruriginosi della trama. La produzione congiunta Ponti-De Laurentiis dimostra l'ottima quotazione di Lattuada in quel momento e permette al regista di sfoggiare un cast tecnico in cui spiccano nomi come quelli di Aldo Tonti, fotografia, e Leo Cattozzo, montaggio; le musiche sono di Felice Lattuada, padre di Alberto e collaboratore in alcune delle sue iniziali pellicole (questa sarà l'ultima). 6/10.
Un soldato arriva in paese e conosce subito la Lupa, una donna ormai matura, ma ancora piacente e molto chiacchierata. L'uomo si innamora però della figlia della Lupa, di lui coetanea, e la relazione con la ragazza desta una forte gelosia nella madre.
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