Regia di Dario Silvestri vedi scheda film
Marino Girolami nella sua carriera ha girato un po' di tutto, sempre attestandosi su standard medio-bassi; raramente però si è nascosto dietro a uno pseudonimo, e sempre per lavori particolarmente scabrosi (erotici, poliziotteschi); qui si firma come Dario Silvestri: perchè? Già incuriosisce la scelta di un nome alternativo italiano (solitamente per lo spaghetti western tutto il cast nostrano acquisiva automaticamente ascendenze anglofone, dotate di maggiore credibilità presso il pubblico), ma soprattutto colpisce la volontà di occultare il proprio nome reale in un contesto assolutamente dignitoso come quello del western. Certo, la storia è parecchio banale e la sceneggiatura di Tito Carpi, Amedeo Sollazzo e Manuel Martinez Remis (da un soggetto dello stesso Girolami, accreditato così nei titoli di testa) non brilla in alcun modo per originalità; sicuramente anche gli interpreti poco noti e altrettanto dotati non aiutano la pellicola a lasciare il segno (i nomi maggiori? Richard Harrison, Folco Lulli, Raf Baldassarre); e anche la regia di Silvestri/Girolami, in effetti, di pecche ne commette parecchie, particolarmente per quanto riguarda le scene di azione (sparatorie e scazzottate, che decisamente non mancano); fatto sta che il regista ha ritenuto necessario crearsi una tantum questo estemporaneo nome d'arte. Le musiche sono di Carlo Savina e sono senza dubbio la cosa migliore di tutto il lavoro, frutto di una delle solite - per quel periodo e quel genere di film - 'fittizie' coproduzioni italo-spagnole (dalla Spagna arrivava qualche capitale e qualche attore o tecnico, ma tutto il lavoro veniva gestito in Italia da italiani). 2/10.
Nel vecchio west, c'è un tesoro nascosto a cui corrisponde una mappa altrettanto introvabile. Gli unici a conoscere le indicazioni della mappa sono un uomo (che si rivela essere un prete) e un ragazzino, all'apparenza piuttosto indifesi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta