Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film
Un bel film del 1967 di Stuart Rosenberg su un dramma carcerario, valorizzato e non banale grazie ad uno splendido Paul Newman, che ricevette nomination come attore protagonista al Premio Oscar e al Golden Globe nel 1968 , e con la partecipazione di uno smagliante George Kennedy che meritò un Oscar come migliore attore non protagonista.
Un plauso a Paul Newman che interpreta la parte di un pluridecorato di guerra, Nick, che tornato alla vita civile per il suo spirito ribelle ed atti di vandalismo in stato di ebbrezza alcolica viene condannato ai lavori forzati. La reclusione e una serie di delusioni e lutti familiare non possono che accentuare il suo carattere indomito e di spirito libero, e la sua ribellione lo spinge con fredda determinazione a compiere diversi tentativi di fuga nonostante i fallimenti ai quali va incontro. Più volte ripreso e sottoposto a punizioni fisiche e psicologiche sempre più pesanti dalle guardie carcerarie non demorde e non si arrende a tentare ancora una volta, a rischio della propria vita, un ultimo tentativo di fuga insieme al suo compagno di prigionia Dragline (un George Kennedy con una ottima performance). Nick ad un certo punto sembra quasi rassegnarsi ai suoi fallimenti ed al proprio destino in un soliloquio rivolgendosi a quel Dio nel quale ha sempre detto di non credere ma che ora riconosce avere segnato il suo destino. Nick diventerà agli occhi dei suoi compagni di reclusione una figura mitica, emblematica simbolo di ribellione e di opposizione indomita alle autorità.
Questo film, a prova del suo valore, è stato scelto nel 2005 dal “National Film Preservation Board” per essere inserito nel “National Film Registry” della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Celebre nel film la frase pronunciata al termine di uno dei tentativi falliti di fuga di Nick da uno dei suoi aguzzini: “Quello che abbiamo qui è un fallimento della comunicazione”, battuta che Nick ripeterà fatalmente alla fine della sua intensa odissea. Questa frase, nel suo testo originale “What we've got here is failure to communicate", figurava nel 2019 all’ 11° posto nella lista delle cento migliori citazioni filmografiche degli ultimi cento anni dell’“American Film Institute”
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