Regia di Terence Hill vedi scheda film
Terence Hill prende in mano il soggetto di Guareschi e lo attualizza agli anni '80 con una sceneggiatura scritta dalla moglie Lori; don Camillo e Peppone sono però figure strettamente legate all'immaginario del loro autore, quello di un'Italia in ricostruzione ed in volonterosa crescita, nel dopoguerra in cui Dc e Pci rappresentavano i due fortissimi poli capaci di schiacciare fra di loro la quasi totalità dell'opinione pubblica. Quasi nulla rimane di quell'universo: qui ci sono giovani discinte ballerine sui pattini a rotelle, un benessere diffuso, una patina di fasullo e perfino ragazze pon pon che sculettano ad ogni gol di un'inverosimile partita di bambinetti, necessaria concessione al filoamericanismo esplicito della pellicola (ma, grazie al cielo, gli yankee non abboccheranno e il film sarà un flop all'estero: questa non è assolutamente l'Italia, è una sua blanda proiezione fumettistica intinta nei luoghi comuni). Terence Hill esordisce insomma alla regia con un vero e proprio disastro: si salva davvero poco di questo prodotto francamente inutile per il pubblico (davvero vogliamo metterlo a paragone con il Don Camillo di Duvivier di trent'anni prima?) e destinato con ogni probabilità solamente ad un'operazione commerciale biecamente orientata al mercato statunitense. Particina anche per il figlio del regista/protagonista, Ross Hill; in una scena entrano in campo calciatori di fama: comparsata, fra gli altri, di Pruzzo, Ancelotti e Boninsegna. 2/10.
Don Camillo e Peppone sono il parroco ed il sindaco di un paesino; storici rivali, fondamentalmente sono uniti da una forte stima reciproca. Peppone compra l'arbitro della partita fra la sua squadra (i diavoli) e quella di don Camillo (gli angeli); la reazione stizzita del prete gli causa un trasferimento in montagna...
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