Regia di Cesare Ferrario vedi scheda film
Una donna racconta le sue disparate e disperate esperienze sessuali, distrattamente ottenute frequentando il bel mondo e l'alta società. Unico filo rosso: un uomo più grande di lei, suo confidente e omosessuale.
Marina Ripa di Meana, parte seconda: dopo il successo - francamente duro a spiegarsi - de I miei primi 40 anni (Enrico Vanzina, 1987), le avventure erotico-patinate-altoborghesi della donna in carriera (anche se non si capisce bene quale), ninfomane incallita, proseguono in questa pellicola. Vanzina e la Ripa di Meana collaborano al copione, sempre tratto dalle memorie porcellone della scrittrice, con il regista Cesare Ferrario; la fattura del lavoro è lievemente migliore sul piano estetico di quella del precedente film, ma la tenuta narrativa e la mancanza di contenuti significativi sono, se non gli stessi, perfino peggiori. Carol Alt viene confermata come protagonista, con - fra gli altri - al suo fianco Jon Finch, Mirella Banti, Marina Viro e pure, in una parte laterale, il comico sguaiato Sergio Vastano, popolare in tv in quel momento. Le musiche dozzinali sono anche qui di Umberto Smaila, non esattamente un compositore affidabile. La Alt come attrice è piuttosto limitata, ma date le pretese di un film di tale risma va benissimo. Cesare Ferrario, già regista dell'instant-movie Il mostro di Firenze (1986), proseguirà la propria carriera principalmente a teatro, licenziando un nuovo lavoro per il grande schermo solamente 12 anni più tardi: La bella di Mosca (2001). 1,5/10.
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