Regia di Michael Mann vedi scheda film
L’opera di Fenimore Cooper rivive sul grande schermo con sontuosità e misura grazie alla regia di un ispirato Michael Mann, coadiuvato da fotografia e musiche da Oscar, consegnando ai posteri un Daniel Day-Lewis semplicemente perfetto.
Occhio di falco, inglese adottato da una famiglia di mohicani nella metà del ‘700, si ritrova invischiato nella tremenda battaglia franco-inglese per la conquista delle colonie americane.
Michael Mann inscena un’opera sontuosa, di grande epicità, la migliore tra le trasposizioni del famoso, omonimo romanzo di James Fenimore Cooper. “L’ultimo dei mohicani” di Mann è una pellicola di genere avventuroso che arriva improvvisamente in una carriera che lo ha incoronato specialista di thriller e polizieschi. La bravura di Mann sta nel mantenere i capisaldi della sua poetica, riversando il valore epico dell’eroismo, la centralità del potere e la ricchezza dei sottotesti, in un film di un genere cinematografico completamente avulso dai suoi crismi. Eppure il risultato è stupefacente. La storia, risaputa e intensissima, è trattata con straordinario respiro, ed aiutata dall’impiego come protagonista del novello premio Oscar Daniel Day-Lewis, che si rivela un interprete fenomenale, non a caso scelto per le peculiarità registiche di Mann, che notoriamente svuota i suoi attori riempiendoli nuovamente delle peculiarità dei personaggi trattati. Con Day-Lewis, che il tempo ci ha insegnato a vedere come uno dei principali trasformisti del grande schermo, il compito di Mann è semplice: l’attore inglese è un mohicano credibile, capace di manifestare tutta la complicatezza di un personaggio stoico e criptico, attraverso una recitazione memorabile, che comprende tutto il corpo.
Il film è aiutato da un paio di aspetti tecnici di non poca rilevanza. In primis la fotografia tutt’altro che naturalistica di Dante Spinotti, che conferisce un impatto visivo straordinario. E soprattutto il tema di Trevor Jones e Randy Edelman, che, con le sue infinite variazioni, consente alle musiche di accompagnare (spesso in maniera ingombrante, tuttavia) la maggior parte delle scene. Il finale è memorabile. Il risultato complessivo ancor di più.
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