Regia di Helmut Käutner vedi scheda film
Non credo si possa dir male di questo film. Käutner racconta con la delicatezza che gli è propria una storia d’amore di un ragazzo e una ragazza fatti l’uno per l’altra, che purtroppo però commettono gli errori che fanno molte coppie. Ad es. il pensare di aver scoperto chissà quali inganni dell’altro a partire da un minimo particolare; gli inganni purtroppo esistono e come, ma quante volte si prendono tremende cantonate! Poi il non accusarsi apertamente di quello che si crede di aver scoperto, il che naturalmente non permette che la verità venga subito alla luce. Infine il non dirsi tutto, il non mostrarsi come si è, il nascondersi le cose. La loro relazione è quindi un continuo dibattersi, lasciarsi e riprendersi, perdonarsi per colpe inesistenti, disperarsi per misfatti mai commessi, in continua agitazione… Nonostante questo e i momenti non belli di questa storia d’amore, il film lascia dentro un senso di serenità e pace. E’ il tono lieve di Käutner. L’amore è rappresentato in modo diverso dal quello del cinema americano, meno passionale e teatrale. Inoltre, i dialoghi e le effusioni sentimentali dei due hanno molto di spontaneo, reale, e risultano pure dolci. PS A proposito di dolcezza… Romy Schneider va gustata rigorosamente in lingua originale: con la sua voce vera è dolce e delicata come una bella mela matura coperta di zucchero… Il doppiaggio non riesce a rendere altrettanto. Horst Buchholz diventerà il fanatico ma simpatico comunista tedesco-orientale di “Uno, due, tre!” di Billy Wilder.
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