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I trasgressori

Regia di Walter Hill vedi scheda film

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Dom Cobb

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La recensione su I trasgressori

di Dom Cobb
8 stelle

Bill Paxton e William Sadler sono due vigili del fuoco che, intervenendo all'interno di un palazzo in fiamme, recuperano la mappa di una refurtiva in oro e decidono di andare a recuperarla, in gran segreto durante il loro giorno di riposo. Il bottino è nascosto all'interno di un complesso industriale abbandonato situato nella periferia di St. Louis. "Niente di più facile" pensano i due protagonisti; ma non hanno fatto i conti con una gang di colore presente sul posto per un regolamento di conti: finirà in un bagno di sangue. "Trespass" è un' autentica presa di posizione contro l'avidità umana; Walter Hill non fa sconti presentando tutti i personaggi non come eroi, come i "buoni" della situazione, ma come persone comuni che non vogliono assolutamente perdere l'occasione "d'oro" (in tutti i sensi) della loro vita, fino alle estreme conseguenze. I due protagonisti sono mossi dalla loro ricerca da motivi comprensibili, giustificabili si potrebbe dire: Bill Paxton ha bisogno di soldi per costruirsi un futuro con la fidanzata, William Sadler, invece, è strozzato dal pagamento degli immancabili alimenti alla ex-moglie. Una volta intrappolati nello stabile, però, esce allo scoperto la loro vera natura, con Paxton che, di fronte al pericolo mortale della gang armata fino ai denti, cerca un modo di sopravvivere, mentre Sadler, letteralmente accecato dall'oro, dalla fortuna finalmente capitatagli tra le mani - ed il bottino è composto per intero da reliquie religiose (calici, candelabri) "profanati" dall'ingordigia umana - non esita "a dichiarare guerra" alla gang e a mettere a repentaglio la propria vita e, ancora più indifferentemente, quella del proprio amico. Il capo della gang è interpretato da Ice-T, che caratterizza il suo personaggio quasi alla stregua di un manager in giacca e cravatta (e pistola) che conclude affari e si tiene in contatto con i suoi uomini tramite l'immancabile cellulare, mentre il suo braccio destro è interpretato da un altro rapper, Ice-Cube, il quale mette in scena un delinquente più rozzo rispetto ad Ice-T, che tradisce maggiormente il proprio retaggio, la propria provenienza dal ghetto e che, altrettanto spesso litiga con il proprio "capo", perchè alle parole preferisce farsi ascoltare con le armi. "Banda?" - urla Ice-Cube contro Bill Paxton - "Pensi che questa sia una banda di stronzi?" "Io ed i miei soci" - gli fa eco Ice-T - "siamo qui solo per concludere degli affari": insomma, anche la delinquenza, all'interno del film di Hill, pare "istituzionalizzata", un'impresa commerciale che reclama il proprio territorio indebitamente invaso dai due pompieri. Hill è da sempre considerato un regista "classico", perchè ama raccontare storie a tinte forti dove a scontrarsi sono forti personalità, uomini, con le loro luci ed ombre; un "classico" ma molto moderno, poichè prende spunto dal suo genere cinematografico preferito, il western, per poi contaminarlo ed attualizzarlo con altri generi: in questo caso "Trespass" è un piatto molto ghiotto, dove i cowboys sono sostituiti dalle gang del ghetto; un western che può contare su una "trama alla rovescia", dove, cioè, i protagonisti devono riuscire a fuoriuscire da un luogo circoscritto per poter sopravvivere. I rimandi ai classici del western possono essere molteplici: film come "Un Dollaro d'Onore" con John Wayne e Dean Martin, ma anche "3:10 To Yuma" con Van Heflin e Glenn Ford possono contare su trame che seguono questi binari. Così come un altro cult spesso citato: "Distretto 13" di John Carpenter, altro grande connubio tra western e poliziesco. Nel caso di "Trespass" gli stanzoni della fabbrica nei quali Paxton e Sadler si barricano diventano delle trappole mortali da espugnare, così come l'insieme dei corridoi e degli oscuri cunicoli del fabbricato formano un inestricabile dedalo. Ne esce una guerra di nervi, un gioco "al gatto col topo",  con la gang di Ice-T e Ice-Cube che cerca una via d'entrata ed i due pompieri che cercano una via d'uscita. L'ennesima riprova (nel caso ce ne fosse bisogno) della solidità e della grandezza d'autore di Hill, artigiano della vecchia scuola di Hollywood relegato troppo spesso in un angolo.      

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