Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
"Trois coulers: blanc" è l'episodio mediano della trilogia sui colori della bandiera francese con cui il grande regista polacco concluse la sua carriera e, pur non raggiungendo i vertici di intensità e la straordinaria pregnanza della riflessione sui rapporti umani del "Film rosso", rimane sempre un film pregevole, un'amara riflessione sul caos politico della Polonia nel momento di passaggio dal comunismo ad un'economia simil-capitalista, nonchè una "commedia nera" che sembra riallacciarsi all'ultimo episodio del Decalogo, anche per la comune presenza del protagonista Zbigniew Zamachowski. Stavolta Kieslowski affronta il concetto di "uguaglianza" attraverso la storia di un barbiere polacco in trasferta a Parigi che viene lasciato dalla moglie per non essere riuscito a consumare il rapporto matrimoniale; in seguito tornerà in Polonia in circostanze tragicomiche, diventerà ricco con una serie di azzardate speculazioni edilizie ed elaborerà un piano machiavellico per riconquistare la moglie, ma non tutto andrà come previsto... Colpisce nel film il tono di commedia piuttosto caustica e cinica, insolito per Kieslowski, così come la sua riflessione sull'uguaglianza fra i sessi, da ricercare come un obiettivo a lungo termine, e da non dare mai per scontato. Anche in questo caso la fotografia di Edward Klosinski privilegia spesso il colore del titolo, con inquadrature di cieli annuvolati, paesaggi nebbiosi o innevati in cui il Bianco fa bella mostra di sè, mentre la colonna sonora di Zbigniew Preisner, pur gradevole e a tratti trascinante, non ha la stessa intensità di quella del "Film blu". Il protagonista Zamachowski merita un elogio speciale per la bravura con cui caratterizza un uomo piuttosto timido e insicuro che passa dalla più umiliante delle sconfitte ad un riscatto giocato sull'esteriorità e sulla febbre del possesso: a qualcuno il suo personaggio ha ricordato addirittura l'Omino di Chaplin, e il paragone rende la misura del talento dell'attore polacco. Julie Delpy è affascinante nel ruolo della moglie Dominique, ma appare in poche scene e si ha l'impressione che il suo personaggio risulti un pò lacunoso, vista anche l'importanza che riveste nella trama; fra i caratteristi, molto bravo almeno Janusz Gajos nel ruolo dell'aspirante suicida Mikolai. Pur leggermente discontinuo, il film può contare su alcune sequenze che si imprimono nella memoria dello spettatore, come l'inizio in tribunale con la richiesta di divorzio per impotenza, e soprattutto il finale con la comunicazione nel linguaggio dei segni fra moglie e marito, davvero bello.
voto 8/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta