Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Costretto a tornarsene nella originaria Polonia con la coda tra le gambe e chiuso dentro a una valigia dalla moglie che ha chiesto il divorzio per non avere ottenuto la consumazione del rapporto, il parrucchiere Karol Karol (uno splendido Zbigniew Zamakowski) fa improvvisamente fortuna grazie ad un aspirante suicida (Gajos) conosciuto accidentalmente (lo spunta ricorda quello di Ho affittato un killer). Richiamata la ex-moglie (Delpy) con un espediente, Karol ottiene la propria rivincita vendendola chiusa dietro le sbarre.
Secondo dei tre film dedicati ai valori ispiratori della rivoluzione francese, quello dedicato all'uguaglianza - scritto da Kieslowski con il fido Krzysztof Piesiewicz - ha una struttura diversa dagli altri due, con improvvisi scarti su toni da commedia e una trama più articolata. Il talento figurativo del grande regista polacco non si discute; la profondità delle tematiche neppure; meno che mai la direzione degli interpreti. Tanto basta a Kieslowski per collocare l'ennesimo capolavoro nella panoplia di una fulgida carriera. Orso d'argento a Berlino per la migliore regia.
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