Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Il parallelismo fra i colori della trilogia e i valori della rivoluzione francese (libertà, uguaglianza, fraternità) è in questo caso particolarmente pretestuoso. Con molta indulgenza, il film potrebbe essere accostato a un Kaurismäki; ma è tutto troppo esemplare, troppo banalmente predicatorio: i nuovi ricchi dell’est Europa che credono di poter comprare qualunque cosa, la bellezza di un ritorno alla vita dopo aver visto la morte in faccia (Leopardi l’aveva già detto quasi due secoli fa). Kieslowski è irritante per il tono oracolare (che qui si fa artificiosamente leggero) con cui enuncia le sue verità, senza rendersi conto di sfondare porte spalancate.
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