Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Questo secondo film, emblematicamente diviso tra Parigi e Varsavia, è la chiave di volta della trilogia di Kieslowski. In esso culmina il discorso sull'amore che in tanti modi può morire, e in altrettanti può risorgere. Con il tema della morte simulata e dell'uccisione per finta, esso fa da trait d'union tra la morte fisica di "Film blu" e quella spirituale di "Film rosso". E con ciò viene messo a nudo il sotterraneo motivo conduttore dei "Tre colori", ossia il drammatico paradosso tra presenza e assenza, che solo nell'amore autentico addiviene ad una soluzione, realizzando un binomio sublime e indissolubile. L'essenza della vita è esistere per gli altri: una consapevolezza che salva la vedova Julie nel primo film, l'anziano giudice nel terzo film, e il rapporto tra Karol e Dominique in questo secondo film. Ed è proprio qui, nel "Film bianco" (un colore che riassume ed annulla tutti gli altri) che Kieslowski rivela, con una storia vertiginosamente ondeggiante tra gli estremi, la strategia con cui egli vuole portare i personaggi alla scoperta di quella fondamentale verità: è una sorta di gioco a nascondino, con oggetti smarriti che riemergono, e persone scomparse che ritornano. Perché – inutile dirlo - la perdita è la premessa indispensabile al ritrovamento.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta