Regia di Tod Browning vedi scheda film
Opera (molto) minore nella filmografia di Browning che oggi appare parecchio datata e piuttosto convenzionale per andamento narrativo buonista e a lieto fine. Effetti speciali e personaggi da comica, per un prodotto adatto ai più piccini...
A causa di un'accusa costruita ad arte da tre soci, il banchiere Paul Lavond (Lionel Barrymore) è costretto in prigione fintanto che, in coppia con l'alchimista Marcel, riesce a fuggire. Raggiunto il laboratorio di Marcel e della sua compagna Malita (Rafaela Ottiano) Paul assiste agli esperimenti di Marcel durante i quali prima cani, poi esseri viventi (una inserviente come cavia) vengono rimpiccioliti di oltre un sesto: perdendo ogni coscienza per finire come automi destinati ad essere guidati dalla forza di volontà umana. Dopo la morte di Marcel, Paul (travestito da anziana donna) e Malita si recano a Parigi, dietro copertura nell'attività di un negozio che produce bambole. Qui Paul cerca il riscatto nei confronti della figlia che lo crede colpevole e, soprattutto, cerca la vendetta da consumare, tramite le miniature umane, contro i tre banchieri.
La professionalità di Tod Browning non è certo qui in dubbio, che capolavori quali Dracula o Freaks sono tali fuori da ogni discussione. Purtroppo appare invece risibile, quanto non contorta, la sceneggiatura de La bambola del Diavolo, ispirata dal romanzo Burn witch burn di Abraham Merritt. E non aiutano effetti speciali che, per quanto all'epoca (e parliamo del 1936) di certo effetto, oggi altamente datati e in grado di smuovere sorrisi più che brividi. Al punto che ricordano in diversi momenti la famosa comica con Laurel e Hardy (quella con Stanlino e Ollino, nella camera ingigantita). L'infelice idea di travestire da anziana signora Barrymore (per non dire poi della parlata in falsetto) crea un clima più da tragicomico che da thriller o horror.
Sotto questo punto di vista, dunque, La bambola del Diavolo tradisce ogni aspettativa non essendo film di genere ma, al contrario, un pesante e arzigogolato esperimento di Browning sulla colpa, il senso che evoca, il perdono e la vendetta...
Noioso dunque, anche se si chiude a soli 75 minuti.
Ulteriore punto debole di un film davvero trascurabile (al di là del nome in regia) è costituito dal divario tra il risultato e una produzione cospicua economicamente garantita dalla MGM.
Nulla da dire sul (qui) trasformista Barrymore, che con il suo sguardo vendicativo e la profonda interpretazione (assai difficile da sostenere data la sceneggiatura) rimane uno dei pochi motivi (l'altro è dato dalla bella fotografia) di interesse che giustifica la visione del film.
Tremendamente convenzionale anche il mieloso (e strappalacrime) finale, davvero non nelle corde di un regista iconoclasta, dal quale ci si sarebbe aspettato ben altro risultato.
La bambola del Diavolo ha trovato la via della distribuzione home video in due contesti: nel 2011 per conto della Artist Firts Digital con una edizione dvd presto fuori catalogo (e reperibile ora a costi proibitivi) e più recentemente grazie alla Sinister in una spartana edizione priva di extra (vogliamo chiamare tale una galleria fotografica? ) e di mediocre qualità video (nel 2017 ancora il 4:3) ed audio italiano. Da segnalare che Barrymore è doppiato da Vittorio Di Prima, voce indissolubilmente associata al Kazanian di Inferno (1980, Dario Argento) e che quindi il doppiaggio sembrerebbe essere stato eseguito attorno ai primi Anni '80, probabilmente in occasione di un passaggio televisivo dell'epoca.
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